martedì 4 novembre 2014

IL TEMPO DI UN CAFFE'


Non c'era bisogno di dichiararcelo. Da un pò i nostri incontri avevano preso un andazzo particolare: lui raccontava a me i fatti suoi e io raccontavo a lui i fatti miei. Come due buoni e grandi amici. Tempo fa eravamo stati qualcosa di più, ci eravamo frequentati assiduamente e avevamo consumato desideri pruriginosi tra le coperte. Ma il passato era passato. Una storia curiosa e interessante la sua e una sete di conoscenza la mia, avevano fatto si che, dopo il primo incontro avvenuto nel bel mezzo di un compleanno di scatenati marmocchi di cinque anni (a cui avevano partecipato anche i nostri figli e sia io che lui ci eravamo trovati ad essere le vittime preferite di giochi di magia e scherzi innocenti) inevitabilmente ci eravamo conosciuti e stuzzicati reciprocamente. Lui travestito da Uomo delle caverne e io acconciata come Mary Poppins eravamo stati i protagonisti di qualche farsa costruita dalle menti diaboliche ed abilissime di animatrici della situazione e, senza battere ciglia, avevamo accettato la sfida di provare per una volta l'emozione del palcoscenico, suscitando ilarità e divertimento tra i fanciulli che ci seguivano incantati e facevano il tifo per noi.
Dopo di allora, solo qualche breve messaggio gentile e di convenienza attraverso i social canali. Finché un bel giorno lui si spinse un po' di più e mi invitò a bere un caffè. Beh, un caffè non si nega a nessuno! Con poco investimento hai un' alta restituzione: in pochi minuti ti permette di prendere le misure rispetto a chi ti trovi davanti! Poi ognuno per la sua strada o entrambi sulla stessa...
Per noi andò nella seconda versione. Al caffè seguì l'aperitivo, poi la cena, poi il cinema e infine il suo letto, con una escalation piuttosto impennante. Entrambi genitori singles cercavamo il riscatto giusto al nostro passato frantumato. Entrambi combattevamo le nostre paure facendoci forza a vicenda. Entrambi desideravamo metterci nuovamente in gioco cercando di dare il meno possibile la connotazione di avventura a quella storia che pian piano stava assumendo uno sviluppo preciso.
Ma una come me che mal soffre i programmi mal s'addiceva ad uno come lui che aveva solo bisogno di certezze, pertanto la storia naufragò presto in un finale scontato e prevedibile. Io all'epoca ero un bruco in fase di metamorfosi e la farfalla sarebbe nata solo dopo un preciso valore aggiunto. Anche perché mentre il bruco durante la sua esistenza è molto vorace e mangia tutto ciò che trova lungo il cammino, una volta diventato farfalla si nutre solo di nettare succhiandolo dai fiori senza fare più danni...e io non ero ancora pronta a quel momento. Così lasciai il papà single al suo naturale percorso di vita e io proseguii la mia strada tra alti e bassi. Ma i nostri destini non avevano finito di incontrarsi. Poco dopo lui trovò di nuovo il sorriso tra le braccia di una ex che gli aveva perdonato numerosi colpi di testa dimostrandosi l'anima gemella da lui tanto ricercata. Ma evidentemente la sua indole un po' nostalgica lo portò a continuare a cercare e rincorrere le vecchie passioni, tanto che, passato il tempo necessario a digerire il nostro distacco, si rifece vivo con lo stesso pretesto del caffè. Glielo negai. Non certo per cattiveria, ma perché mi trovavo fuori città per lavoro. Pensai che non ci sarebbe stata più occasione, che si sarebbe risentito o sentito rifiutare e non mi avrebbe più cercata. Ma non fu così. A scadenza quasi calcolata arrivava puntualmente il suo invito, con delicatezza e simpatia: un caffè e due parole. Accettai. Una, due, dieci volte. Guardarci negli occhi e fiutare i nostri odori come un tempo si poteva ancora fare senza più cadere in tentazioni corporali. Forse perché eravamo entrambi più maturi e più forti. Forse perché la sua nuova condizione di padre lo portava ad avere situazioni alle spalle infrangibili. O forse perché avevamo capito che era stupido buttare via dei sentimenti. I nostri appuntamenti ora sembravano quelli di un comune salotto mondano che ospitava esperti di varie tematiche dove ognuno poteva dire la sua senza paura di venir criticato. Una cosa mi rivelò in uno di questi incontri, senza nessuna difficoltà: dopo di me aveva avuto paura di rimanere solo! E in quel momento non seppi se aveva più lui scarsa autostima di sé dopo quella dichiarazione o io che tardavo a trasformarmi in crisalide e spiccare il volo. Ma in quel momento non serviva filosofeggiare su argomenti così profondi. In quel momento capii che quello che tra noi non aveva potuto funzionare una volta sotto forma di rapporto di coppia, stava proseguendo adesso sotto un'altra forma e stavamo condividendo e godendo, oltre ad un banale caffè, momenti di profondo e ricercato affetto, con il vantaggio di conoscerci sotto tutti gli aspetti. Con quante persone può avvenire questa alta risonanza tra mille storie che nascono ed esplodono in questa breve vita? Credo con poche. Molto poche! Benedetto sia il caffè.

Sonia Cascitelli

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