venerdì 29 maggio 2020

PORTAMI IL DIARIO - VALENTINA PETRI

"Portami il diario" è una pagine Facebook che dal 2017 racconta fatti e misfatti di una scuola superiore. A gestirla, Valentina Petri, una professoressa di lettere che insegna in un istituto professionale.
Le situazioni tragicomiche descritte in modo simpatico e moderno sono postate mediamente con cadenza bisettimanale.
I post sono di solito lunghi e senza immagine.
Io seguo questa pagina fin dall'inizio e l'adoro. Mi fa sorridere e spesso commuovere.
Adesso queste storie sono diventate un libro vero e proprio.
E' uscito pochi giorni fa, il 19 maggio, e io  l'ho comprato subito e divorato, e così pure mia figlia di 15 anni.
Temevo che risultasse un racconto discontinuo e un po' frammentario, che fosse solo un semplice copia e incolla dai post già presenti su facebook, invece, anche se alcuni episodi sono gli stessi, l'autrice è riuscita a dare alla narrazione un filo logico e temporale e a completare il quadro.
Gli episodi veri o inventati di sana pianta che siano sono credibili e molto attinenti alla realtà scolastica attuale.
Impossibile non trovare simpatia per gli studenti protagonisti.
Questo è un libro che si legge facilmente e con vero piacere, spesso sorridendo, un po' ricordando, a volte con i lucciconi...

In attesa che la scuola torni quella di sempre oggi suggerisco di tornare sui banchi scarabocchiati di scuola con "Portami il diario" di Valentina Petri edito da Rizzoli.

Buona Lettura!

Denny  #teampiallato


Questo articolo partecipa al Venerdì del libro su HomeMadeMamma

domenica 3 maggio 2020

VITA AI TEMPI DEL COVID-19 - SIAMO ENTRATI NELLA STORIA.


Sono ormai 2 mesi che siamo, chi più, chi meno, rinchiusi in casa.

Questo periodo si ricorderà per sempre e verranno scritte pagine e pagine sui libri di storia.
E chi lo immaginava? Faremo parte concreta della storia moderna, i miei nipoti studieranno il confinamento del 2020 dovuto alla pandemia di Coronavirus e se sarò ancora viva, gliela potrò raccontare con la mia propria voce.

Racconterò di come un bel giorno del principio marzo, l'Italia e anche alcune altre nazioni,  sono state obbligate a chiudere scuole, negozi, fabbriche, ristoranti a causa di un nemico invisibile, ma subdolo, che erano settimane che minacciava la salute delle persone, partendo dalla Cina. Una malattia che ha collassato ospedali e fatti migliaia di morti, che improvvisamente ha sconvolto la nostra vita, i nostri valori, le nostre sicurezze. Una infezione alle vie respiratorie della quale non si conosceva praticamente nulla e quindi si brancolava nel buio per sapere come affrontarlo e sconfiggerlo. 

Racconterò di come ho allacciato nuovi rapporti a distanza, di come non ho più potuto uscire di casa se non per fare la spesa velocemente, di come non se ne parlava di poter lavorare o visitare la mia famiglia, i miei cari, e di come mi sono ritrovata a condividere le stesse sensazioni con i miei vicini sul balcone, che sono diventati gli unici rapporti che potevo avere all'infuori dei miei figli e di mio marito.

Un turbine di sensazioni diverse hanno caratterizzato questo periodo.
Al principio era la paura dell'ignoto, di questa minaccia sconosciuta che attaccava tutti indistintamente,  alcuni sopravvivevano, molti morivano, alcuni erano asintomatici, nessuno aveva certezze, poteva essere sano o malato senza saperlo.

Il dover organizzare i giorni per le compere e le spese, c'erano beni che non si potevano più comprare, alcuni sono diventati introvabili, perché la paura della fame ha preso il sopravvento e in tanti hanno preso d'assalto i supermercati pur di fare scorte assolutamente innecessarie, bisognava pianificare le spese.


Quindi si è cominciato a socializzare a distanza, finalmente ho conosciuto i miei vicini, anche loro agli arresti domiciliari, che avevo visto, ma con cui non avevo mai scambiato più di qualche saluto. Ci siamo organizzati per ballare e cantare e ascoltare l'inno d'Italia come buoni patrioti due volte al giorno (perché ci riscopriamo italiani veri sempre nei momenti peggiori), abbiamo giocato da balcone a balcone a NOMI-COSE-CITTÀ, e ci siamo scambiati ricette, segreti di cucina, suggerite menu, mentre abbiamo confessato le paure, i timori, i segreti e parlato del bel tempo che fu (fortuna vuole che anno più anno meno l'età non è poi così diversa), ci siamo augurati la buonanotte con dolcissime canzoni e abbiamo anche partecipato alla S. Messa celebrata dal nostro parroco via Facebook.

I giorni scorrevano lenti, monotoni, uguali.


Ed è arrivato anche il giorno di festeggiare i papà dal balcone e mio figlio ha spento le candeline mentre i vicini gli cantavano TANTI AUGURI A TE... Ci si è adattati inevitabilmente anche ad una nuova maniera di fare gli auguri e far festa. I bambini ne hanno indubbiamente sofferto. Spettava a noi genitori non far pesar lor questo stranissimo periodo di reclusione, nel quale anche le festicciole di compleanno sono state completamente bandite.

E arrivata anche la noia, meno si fa e meno si vorrebbe fare, giornate sul divano con voglia di niente, del nulla.

Chi, come me, ha bambini piccoli poi, tra chat di gruppo, video-lezioni, le poesia da imparare a memoria, gli esperimenti di scienze con semi, i disegni da colorare, le tabelline da imparare, l'orologio da spiegare e l'earth day da osannare, le giornate sono state così impegnative e la pazienza al bordo del collasso, che capisco perché non ho fatto l'insegnante,  assolutamente non sono tagliata per il mestiere.

In questi ultimi giorni invece, ho notato sia sui social, sia parlando con amici, che è subentrata la voglia di uscire e riprendersi la propria vita, l'essere assolutamente stufi del confinamento da voler  ormai ricominciare e ripartire e quindi via alle critiche al governo che ci ha segregato in casa, a prendere sottogamba la pericolosità del contagio, a violare le norme di sicurezza, perché insomma ne abbiamo le tasche piene, i morti sono in diminuzione, i guariti sono in aumento, la curva epidemiologica ormai in discesa, per alcuni quindi è arrivato il momento di uscire e ritornare a vivere in normalità. Come se si potesse pensare di tornare esattamente al punto da cui abbiamo lasciato il tutto. Credo che nessuno di noi tornerà ad essere o pensare o attuare come prima del lock-down, è impossibile, visto che alcune norme e regole ci seguiranno per mesi ancora.

Bene, questi due mesi sono stati intensi, indimenticabili.

Domani 04 maggio sarebbe stata una giornata speciale per me. Con la mia famiglia sarei andata a Superga a onorare il Grande Torino in occasione dell'anniversario della tragedia che colpì la squadra nel 1949.
Quest'anno tutto ciò non sarà possibile, i trasferimenti fuori dal proprio comune non sono ancora permessi,  ma comunque domani qualcosa riprende.
Alcune fabbriche riannodano l'attività lavorativa,  alcuni negozi rialzano la saracinesca, poco, ma c'è una lieve riapertura del commercio.
Personalmente devo aspettare, io faccio parte di quella categoria di commercianti che ancora non possono riprendere a lavorare. La ristorazione purtroppo, è considerata una categoria a rischio, il pericolo di contagio è troppo alto e quindi dovrò attendere alcune settimane prima di poter riaprire e ritrovare i miei adorati vecchietti e servir loro il caffè come più gli piace.

Ma intanto un paio di considerazioni le ho fatte anche io. 
Ho messo sulla bilancia le mie priorità,  le mie voglie, le mie necessità.
E sono arrivata alla conclusione che c'è solo una cosa importante, necessaria e indispensabile: LA LIBERTÀ,  quella che godiamo e non ci sembra. L'unico vero privilegio e diritto per il quale dobbiamo lottare e combattere. Il non essere liberi di uscire di casa, di incontrare i propri cari, di non avere la libertà di lavorare, quello è ciò che più mi è mancato. Il non poter decidere liberamente di fare o non fare, ma essere obbligata a rimanere rinchiusa in casa, è stato difficile.
Ma queste sono le mie considerazioni e come buona vicina curiosa, ho chiesto anche ai miei vicini, compagni dei flash moob giornalieri dal balcone:

1 - Cosa vi è mancato di più in questa quarantena?
2 - Qual è la prima o una delle prime cose che farete una volta che si potrà uscire liberamente?

e qui le risposte:

MARCO:
Mi è mancato sicuramente il senso di libertà del muoversi liberamente, e la prima cosa che farò: cercare un lavoro per mantenermi 😂

SABRINA:
La cosa che mi è mancata di più è abbracciare i miei genitori e le persone più care che ho. E' un dolore infinito portargli la spesa e guardarli coperta da una mascherina.
La prima cosa che farò?
Forse non è una sola, ma tante. La prima godermi di più il tempo con le persone che amo perché questa quarantena mi ha fatto riflettere su tante cose, come la lontananza da mamma e papà, dai cugini, parenti. Mi fatto riscoprire il balcone di casa con miei vicini fantastici che anche se sei giù loro ci sono sempre. Spero che anche quando sarà finito tutto potremmo guardarci con gli stessi occhi con cui ci siamo guardato quando ci vedevamo sul balcone a ridere e scherzare 😘

ISABELLA
1. Cosa vi è mancato di più causa quarantena?
Tutte cose che possono sembrare banali, ma che in questo momento particolare, abbiamo capito essere essenziali per noi : un abbraccio, il poter vedere famigliari ed amici, fare lunghe passeggiate, mi è mancato tanto poter andare su alla Torre Delle Castelle . Quando sono un po' giù, vado lì, guardo Gattinara da lontano, il castello di San Lorenzo e tutte le colline intorno...e per assurdo quella' immensità mi fa sentire meno sola.

2. Qual è la prima o una delle prime cose che farete una volta si potrà uscire liberamente? Andare ad una mostra a Milano con un mio amico. Abbiamo già organizzato: mostra, cena e passeggiata in piazza Duomo. Ma in realtà ne ho tante di "prime cose che vorrei fare" ... Vorrei portare mio figlio Zakarya a fare foto in giro, vorrei abbracciare la mia famiglia, le mie amiche Anna, Pamela e Monica, vorrei andare a trovare mio papà al cimitero, vorrei andare dalla parrucchiera a fare la tinta... Vorrei tornare a vivere normalmente, senza paura.

PIERO:
La cosa che mi manca in questa quarantena non poter vedere le persone più care per me e nemmeno abbracciarle. E' bruttissimo, perché ti manca un pezzo del cuore.
Quello che farò appena finisce la quarantena, apprezzare in modo uniforme il tempo con chi amo e a cui voglio bene. Andrò da tutte le persone che voglio bene gli dirò con il cuore in mano: anche se siamo stati lontani il mio cuore si è arricchito di elementi speciali e ora che ci possiamo vedere vi abbraccio e pregherò che tutto questo non accada più

PATRIZIA:
La libertà e fare una passeggiata con mio figlio

JESSICA:
Mia madre e mio fratello❤ e fare una passeggiata in collina.

Questo periodo non è finito, domani si allentano un pochino le restrizioni, ma in sostanza non è assolutamente un ritorno alla normalità. Saranno necessari vari mesi prima che sia così. Intanto io mi godo i miei ultimi giorni di riposo prima di tornare a servire caffè e bianchini al mio circolino, circondata dai miei super vecchietti che hanno tenuto duro, mi hanno chiamata e mi hanno fatto sentire parte della loro vita, raccontandomi i loro noiosi giorni senza la partita a scopa o burraco e quanta voglia hanno di rivedere gli amici ed allontanarsi dalle loro mogli brontolone.

Arrivo ragazzi! Un paio di settimane ancora!

Kly