venerdì 16 dicembre 2016

UN ORSETTO BUBI BU PER NATALE

Mi presento: sono Bubi e faccio parte degli orsacchiotti di peluche del tipo "Bu". Noi orsetti Bu abbiamo una una pelliccia di color grigio chiaro,  il naso rosa, le orecchie grandi e una macchia bianca intorno ad un occhio. Abbiamo poi un gran pancione,  sul quale i bambini possono appoggiare la guancia per godersi la morbidezza della nostra pelliccia folta e calda. Quando un bambino si addormenta sulla pancia di un orsetto Bu, fa dei sogni bellissimi: animali, fate, maghi, luoghi incantati, prati fioriti e foreste magiche. 
Noi orsetti Bu accompagnamo da sempre i bambini attraverso i loro sogni. Ecco perché i bambini, da sempre, ci amano molto. 
Sono nato nella fabbrica di giocattoli di Babbo Natale, in un posto sperduto tra i ghiacci del Nord (vicino al Polo). Nella fabbrica di Babbo Natale lavorano gli gnomi,  insieme ai nani, ai trolls, agli elfi e alle fate che ogni anno progettano e disegnano tanti nuovi giochi da regalare a tutti i bambini del mondo. 
Quando gli gnomi Gaddo e Tina hanno finito di cucirmi le zampette e le orecchie,  mi hanno portato da Babbo Natale che mi ha detto:

- Caro Bubi, benvenuto al mondo! Tu sei l'ultimo degli orsetti Bu, come te non ce n'è più! 

- E perché? - gli ho chiesto io.
- Perché i bambini non vogliono sognare, non gli interessa più... Preferiscono altri giochi: vogliono correre sulle loro biciclette, sfidarsi con il computer, desiderano palloni con cui organizzare tornei di calcio e pallacanestro tutti insieme... Mi dispiace,  ma gli orsetti Bu non sono più richiesti. Tu sei proprio l'ultimo! 
- Ma allora io dove andrò? Da quale bambino? - ho domandato un pò triste.
-  A dire il vero, non c'è ancora un bambino che ti abbia chiesto,  ma sei stato fatto ugualmente,  per restare qui con noi e farci compagnia fino a Natale,  poi vedremo, insomma... se sei bravo e ti comporti bene, vedrò di sistemarti. Ti troverò un posto, fidati di me.
Così sono qui nel palazzo di Babbo Natale e ho un sacco di tempo per esplorarlo, guardarmi intorno, fare domande agli gnomi, a Babbo Natale, alle renne... 
Per questo tutti mi chiamano "Bubi Bu orsetto curioso".


Dovete sapere che quando i bambini, per pigrizia o perché se ne dimenticano, non spediscono la letterina di Natale, Babbo Natale lascia che siano gli gnomi a scegliere per loro un regalo. Ma anche a Babbo Natale, certe volte, capita di sbagliare. È il caso del piccolo Giovanni. 
L'anno scorso Giovanni aveva scritto la sua bella letterina, con tanto di indirizzo giusto, bella calligrafia e tutto il resto. 
Purtroppo, però, questa finì in un mucchio piuttosto sfortunato:
Quel giorno Babbo Natale aveva aperto la finestra dello studio per prendere una boccata d'aria e una folata do vento aveva sparpagliato sul pavimento tutte le letterine che stavano sulla scrivania. 
Mentre le raccoglieva, la letterina di Giovanni andò a infilarsi proprio sotto il comò e lì rimase fino a quando l'elfo maggiordomo non la trovò intorno a Pasqua, il momento in cui, anche al palazzo di ghiaccio, so fanno le grandi pulizie. 
L'elfo la mostrò a Babbo Natale che, un pò mortificato per la sua distrazione, la mise in un cassetto deciso a rimediare l'anno successivo. 
Quel Natale fu un pò una delusione per Giovanni, che sotto l'albero trovò gli scacchi, un gioco difficile al quale non aveva mai giocato e per il quale non provava alcun interesse. 
Giovanni è un bambino piuttosto paziente. E, poiché sapeva di aver combinato qualche guaio e di aver detto qualche piccola bugia, non la prese troppo male: si tenne i suoi scacchi e si riprese dalla delusione con la calza della Befana, che trovò bella gonfia di dolciumi e prelibatezze. 
Quest'anno a Babbo Natale è arrivata una lunga letterina di Giovanni, nella quale il bambino racconta di aver ricevuti, il Natale passato,  un regalo che non aveva mai chiesto e domanda se per favore, ora può avere il suo orsetto Bu da stringere,  coccolare ed accarezzare per addormentarsi.  
- Ma csrto! - si è come illuminato Babbo Natale. - Ecco perché ho fatto fare Bubi Bu a Gaddo e Tina! C'era un motivo, anche se lì per lì non lo ricordavo...Quella letterina smarrita sotto il comò. Giovannino!
Babbo Natale è proprio contento di poter rimediare all'errore fatto e non vede l'ora di dirlo a Bubi,  che ultimamente sembra così triste e sconsolato.
Così lo fa chiamare subito nel suo studio.
- Carissimo Bubi, hi una gran bella notizia per te, reggiti forte... - gli dice Babbo Natale con un gran sorriso soddisfatto,  mentre a Bubi, che non ci sperava più (ma invece ci spera ancora),  brillano gli occhi. - Ti ho trovato casa e famiglia!
- Davvero? - Bubi non sta più nella pelliccia per la contentezza. - E dove vado? E chi è il mio bambino? E....e...come si chiama? Quanti anni ha? Va a scuola? Ce l'ha una nonna?
- Piano, piano, piano! - lo interrompe Babbo Natale. - Quante domande! Lo sai che non si dicono tutte queste cose a voi giocattoli.  Ognuno entra nella sua scatola e parte. Tu sei troppo curioso...
Ma poi , siccome Babbo Natale ha visto che l'orsetto Bubi c'è rimasto un po' male, aggiunge:
- Per adesso ti basti sapere che il tuo bambino si chiama Giovanni e ti aspetta da diverso tempo.
Bubi Bu è felicissimo,  salta come un matto da una parte all'altra dello studio di Babbo Natale,  lo abbraccia e lo bacia,  si affaccia alla finestra e urla verso il bosco:
- Parto! Parto anch'io! Salgo sulla slitta insieme agli altei giochi!  Vado da Giovanni!
Proprio in quel momento passa la Befana in volo sulla sua scopa che gli risponde:
- Buona fortuna Bubi Bu! Buon Natale! Ci vediamo presto sotto il camino! Di a Giovannino di lasciare un biscottino anche per me!

Tratto da Il mio libro di Natale
Elisa Prati
Guunti Junior

mercoledì 7 dicembre 2016

PUPAZZO DI NEVE CON TAPPI DI PLASTICA

Sono molto orgogliosa di questo progettino di riciclo creativo.
La realizzazione è, come di consueto, facile e veloce ma il risultato è un oggettino veramente carino.

MATERIALE NECESSARIO:
- 4 tappi di plastica bianchi preferibilmente un po' più grandi di quelli delle bottiglie normali, quindi per esempio quelli dello yogurt da bere e possibilmente due di diametro leggermente diverso;
- 1 coperchio di plastica bianco abbastanza grande;
- 1 capsula di caffè lavata e svuotata;
- Nastrino o lana;
- Perlina allungata arancione.

Per il cartello "polo nord":
- Cartoncino e pennarello nero;
- Stecco di ghiacciolo;

Per l'alberello:
- Lana verde;
- Stecco di legno sottile;

Per il porta-messaggio:
- Mollettina di legno;
- Stecco di ghiacciolo;

PROCEDIMENTOAttaccare tra loro con la colla caldo due tappi per creare il corpo del pupazzo e due per la testa, quindi incollare insieme le due parti appena create.
Incollare la capsula in alto per rappresentare il cappello.
Creare con un nastrino e della lana intrecciata la sciarpa.
Disegnare occhi e bottoni e attaccare una perlina oblunga come naso.
Incollare il pupazzo di neve alla base rappresentata dal coperchio.
Con il cartoncino e lo stecco creare il cartello "polo nord" (se avere a disposizione una stampante stampate la scritta altrimenti scrivetela con il pennarello) oppure incollare una mollettina su uno stecco. Praticare con un cutter un piccolo taglio sulla base per infilare il lavoro finito.
Per fare l'abete di lana si devono creare tre pon-pon di diametro differente, infilare nel mezzo il legnetto e modellare con le forbici.  Un po' di colla a caldo aiuterà a tenere ferme le parti.
I tre pon-pon si creano attorcigliando la lana intorno alle dita e annodando al centro per poi tagliare le estremità. La base si fa attorcigliando la lana su quattro dita, l'intermedio su due e la parte alta su una.

Spero che questo lavoretto vi piaccia quanto a me.

THINK GREEN & MERRY CHRISTMAS! 

Denny 

lunedì 5 dicembre 2016

L'ORGANO PIÙ ANTICO DELLA PUGLIA - SALVE (LE) by Giuliana


L'Organo più Antico di Puglia, e, tra i quattro più importanti d'Europa è ubicato a Salve (Lecce).
Sulla pensile cantoria della splendida parrocchiale in stile barocco leccese di Salve, si conserva un organo che, come si legge dall'iscrizione incisa sullo stagno della canna centrale, fu costruito nel 1628 da Giovane Batista Olgiati di Como con Tomaso Mauro di Muro. L'organo di Salve è certo il più antico tra quelli funzionanti in Puglia, grazie al restauro operato nel 1978 sotto la consulenza tecnico-artistica del Maestro Luigi Celeghin del Conservatorio S. Cecilia di Roma. 
In effetti il più antico organo pugliese sopravvissuto, ma inefficiente e bisognoso di restauri, si trova nella cattedrale gotica di Santa Caterina a Galatìna (Lecce) ed è datato 1558. Ciò non sminuisce tuttavia l'importanza dell'organo di Salve grazie alla singolare compresenza di scuole organarie che esso rappresenta, come spiega la studiosa casaranese Elsa Martinelli in un breve ma significativo saggio apparso su un opuscolo locale a periodicità annuale. 
Nell'organo 'Olgiati-Mauro' (questo è ormai il suo nome ufficiale) si trovano infatti a confrontarsi ed a fondersi insieme la scuola organaria lombarda (ed in particolare antegnatiana) grazie all'opera del comasco Giovan Battista Olgiati , e quella salentina, rappresentata da Tommaso Mauro da Muro Leccese, ove probabilmente il primo si occupò prevalentemente della parte più specificatamante musicale (le canne) ed il secondo della parte strutturale, la cassa, la tastiera, la pedaliera, i mantici, i registri, ecc., insomma tutto quello che concerneva il lavoro di falegnameria. 
Difficile seguire le orme di questo singolare personaggio che è Olgiati (a lui è dedicata una via a Sagnino), infatti le notizie sulla sua vita sono piuttosto scarse. Pare fosse nato attorno al 1600 da Francesco, organaro di cui il nostro fu allievo e collaboratore. Le fonti - dice Martinelli - registrano una produttività documentata tra 1624 e 1649. Al 1624 risale infatti la costruzione dell'organo della matrice di Galàtone (Lecce), a lui attribuito e, purtroppo, perduto. Olgiati soggiornò in quella cittadina dal 1623 al 1628, come testimoniano i registri dei battezzati che lo vedono spesso come padrino. Ciò dimostra la considerazione, la stima ed il successo personale che si era guadagnato. Insomma, Olgiati si era perfettamente integrato nella vita sociale e lavorativa del Salento di allora. 
La permanenza in loco e la collaborazione con Mauro, smentiscono non solo il fatto che l'organo fosse stato fabbricato a Como, ma anche la suggestiva leggenda locale secondo cui l'organo, fabbricato a Como, fosse destinato ad un altro luogo. 
Dal 1628  (anno di costruzione dell'organo di Salve) al 1642, non si hanno altre notizie. 
Nel 1642 Olgiati è già tornato a Como, dove è impegnato coi lavori di ampliamento all'organo del Duomo; ed ancora nel 1647 per una nuova revisione dello stesso, in collaborazione con un organaro fiammingo, il gesuita Willem Hermans, col quale collaborò nuovamente negli anni 1649-50 nella costruzione del nuovo grande organo (oggi perduto) della Cattedrale di Como. 
Nel 1654 Olgiati era già morto. 
L'organo, costruito dai due maestri su commissione del presbitero Francesco Maria Alamanni, dopo oltre tre secoli e mezzo di vita, conserva quasi del tutto intatte la propria originale fisionomia e le antiche sonorità, per non aver conosciuto nel tempo modifiche sostanziali, salvo un presumibile importante intervento di ripristino (stando alla spesa sostenuta, col patrocinio finanziario delle confraternite, per una somma di 140 ducati intorno ai primi decenni del XVIII secolo. 
Attorno al 1918 furono sostituite tastiera e pedaliera, sul finire degli anni  '50 fu posto in disuso, e finalmente restaurato nel 1978 dalla ditta La Frescobalda di Varsi. L'organo di Salve è, quindi, una ulteriore testimonianza sia del flusso migratorio Nord-Sud (esatto contrario di quello attuale!), sia dell'unificazione culturale ed artistica  d'Italia agli albori del Barocco. 
E' 'luogo' dove Nord e Sud, grazie all'arte, alla musica, all'abilità artigiana, si incontrano non per respingersi, ma per integrarsi. Se poi, a tutto questo si aggiunge che le portelle, ora perdute, dell'organo 'Olgiati-Mauro' erano state dipinte nel 1630 da un tal Nicolaus Ricciardus di Lotaringia (l'attuale Lorena in Francia), si ha un'idea ancor più ampia dei contatti culturali dell'epoca, per non parlare dell'universalità dell'arte, della sua funzione aggregatrice di dimensione europea!

UbicazioneL'organo è ubicato sulla cantoria laterale sinistra rispetto alla navata.

DescrizioneCassa indipendente in legno con facciata traforata inserita in lesene angolari e divisa in cinque campate da sei lesene interne terminanti con capitelli che reggono archetti. In ogni campata c'è un fascio di canne, ed organetti morti (canne superiori) nelle campate pari. Il fregio è sormontato da un timpano triangolare spezzato al cui centro troneggia un ovale raggiato con la sigla IHS. Decorazione in oro su fondo bianco.

Leggende sull'Organo di Salve.
Sull'organo Olgiati-Mauro di Salve si sono tramandate due distinte leggende aventi per tema l'arrivo in quel paese del suddetto organo.
La prima è meno interessante riferisce che l'organo, scaricato a Taranto da una nave proveniente dalla Liguria, sarebbe stato destinato a Sava (Taranto) e non a Salve, dove invece sarebbe arrivato a causa di una errata lettura del nome o per una manovra ben riuscita ad opera di un qualche carrettiere.
La seconda racconta che... C'era una volta un galeone, con a bordo un magnifico organo fabbricato a Como dal maestro Olgiati. Era salpato dalla Liguria ed era probabilmente diretto ad Alessandria d'Egitto... Come d'uso a quei tempi la navigazione avveniva quasi sempre sotto costa con frequenti scali per il rifornimento. La nave doveva aver quindi costeggiato l'Italia dalla Liguria, ed attraversato lo stretto di Messina, aveva costeggiato il golfo di Taranto. Ma, navigando lungo la costa ionica della penisola salentina, prima di giungere a Santa Maria di Leuca per la traversata del Canale d'Otranto fino in Grecia, la nave fu colta da una tremenda tempesta.  La furia del mare trascinò la nave fin sopra le Secche di Ugento, tristemente famose fin dall'antichità. Il mare in burrasca rovesciò il bastimento, ed i marinai annegarono. I mezzi di allora non consentivano il salvataggio durante la tempesta, ed era necessario attendere che il mare si placasse. I pescatori di Torre Pali, la marina di Salve, osservavano impotenti dalla costa la tragedia che si stava consumando davanti ai loro occhi. Appena fu possibile, i pescatori accorsero sul posto nella speranza di trovare qualche superstite. Sul relitto incagliato del galeone non c'era nessuno, ma nella stiva invasa dall'acqua penetrata da una grossa falla, c'erano ancora alcune casse. Quando le aprirono trovarono le canne di un organo, e poichè la chiesa del loro paese era priva di un organo, decisero di prenderle. Caricate le casse sulle loro barche le portarono a riva, e da qui  in Paese. Poichè la notizia del prezioso carico era già giunta in paese, gli abitanti si affollarono sulle mura ad attendere il carico. Quando il carro attraversò Porta Terra e giunse nella piazza principale, l'accoglienza fu trionfale. Le autorità religiose e civili plaudirono a quell'insolito salvataggio e fu stabilito che l'organo fosse immediatamente montato nella chiesa matrice, e da allora il suo suono melodioso incanta chi lo ascolta. 
Volendo attribuire a tutti i costi un fondo di verità alla leggenda, pare più logico ritenere che Olgiati,  in viaggio per l'Oriente coi suoi attrezzi, fosse capitato nel Salento in seguito ad un naufragio e vi si fosse trattenuto per qualche anno, mettendo a frutto il suo mestiere. Ma questo servirebbe solo a dare una spiegazione, non del tutto plausibile, sulla presenza di Olgiati in Terra d'Otranto, o sulle motivazioni del suo viaggio.
(C. Stasi)

Giuliana

venerdì 2 dicembre 2016

BERLIN - FABIO GEDA & MARCO MAGNONE

Il consiglio di lettura di questo venerdì si ricollega a quello della settimana scorsa perché anche questo è un romanzo che rientra nel genere fantascienza, più precisamente di tipo ucronico.
"L'ucronia (anche detta storia alternativa, allostoria o fantastoria) è un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale" (cit. Wikipedia)
Un romanzo ucronico è un romanzo che racconta eventi coerenti a una realtà ipotetica, quindi non veritiera ma possibile, e spesso negativa.

Berlin è una serie di romanzi scritti da Fabio Geda (NdA: avevo già consigliato un suo romanzo ---> L'estate alla fine del secolo)  e Marco Magnone, pubblicati da Mondadori e destinati ad un pubblico giovane (da 12 anni circa).
La serie conterà alla fine 7 libri (uscite scadenziate semestralmente a marzo e settembre) ma per ora ne sono stati pubblicati solo 3.
Il primo si intitola "I fuochi di Tegel" ed è quello che ho appena finito di leggere.
In questo primo romanzo viene presentata la situazione e i personaggi principali ma lascia anche tante domande aperte che sicuramente troveranno risposte nei sequel.
Il modo alternativo ricreato molto abilmente nelle 200 pagine che compongono il romanzo è datato 1978, è collocato nella città di Berlino ed è popolato solo da bambini e adolescenti visto che, due anni prima, un virus letale ha eliminato tutti gli adulti e impedisce di arrivare all'età adulta.
La città è una città in rovina, senza elettricità e senza regole. 
I ragazzi si sono divisi in gruppi, bande, tribù, spesso rivali e sopravvivono come possono.
Il rapimento di un bambino "figlio della morte" cioè nato dopo l'inizio dell'epidemia è l'innesco per tutta l'avventura del libro.
"I fuochi di Tegel", come immagino anche quelli a seguire, è un romanzo veloce, scorrevole, facile ma interessante e ricco di spunti di riflessione.
Si può contestare che alcuni elementi della trama non sono originalissimi e che sia forte il richiamo a altri romanzi nuovi e vecchi (nel caso de "il signore delle mosche" di Golding è un evidente tributo) ma come chiede lo stesso autore in un commento sparso nel web trovato durante le mie ricerche: "Qualunque storia di amori contrastati è inutile perché tanto c'è già Giulietta e Romeo?".
Berlin racconta cose magari "già sentite" ma a modo suo e indirizzate a un pubblico più giovane.

Se cercate un buon libro da regalare per Natale ad un adolescente, forse l'avete trovato!

Sito ufficiale della serie: http://www.berlin-libro.it

(Non è un semplice sito promozionale ma ha tanti contenuti extra e materiale per laboratori scolastici.)


I primi tre titoli della serie BERLIN sono:

1 - I fuochi di Tegel
2 - L'alba di Alexanderplatz
3 - La battaglia di Gropius

Denny

Questo articolo partecipa al Venerdì del libro su HomeMadeMamma