lunedì 5 dicembre 2016

L'ORGANO PIÙ ANTICO DELLA PUGLIA - SALVE (LE) by Giuliana


L'Organo più Antico di Puglia, e, tra i quattro più importanti d'Europa è ubicato a Salve (Lecce).
Sulla pensile cantoria della splendida parrocchiale in stile barocco leccese di Salve, si conserva un organo che, come si legge dall'iscrizione incisa sullo stagno della canna centrale, fu costruito nel 1628 da Giovane Batista Olgiati di Como con Tomaso Mauro di Muro. L'organo di Salve è certo il più antico tra quelli funzionanti in Puglia, grazie al restauro operato nel 1978 sotto la consulenza tecnico-artistica del Maestro Luigi Celeghin del Conservatorio S. Cecilia di Roma. 
In effetti il più antico organo pugliese sopravvissuto, ma inefficiente e bisognoso di restauri, si trova nella cattedrale gotica di Santa Caterina a Galatìna (Lecce) ed è datato 1558. Ciò non sminuisce tuttavia l'importanza dell'organo di Salve grazie alla singolare compresenza di scuole organarie che esso rappresenta, come spiega la studiosa casaranese Elsa Martinelli in un breve ma significativo saggio apparso su un opuscolo locale a periodicità annuale. 
Nell'organo 'Olgiati-Mauro' (questo è ormai il suo nome ufficiale) si trovano infatti a confrontarsi ed a fondersi insieme la scuola organaria lombarda (ed in particolare antegnatiana) grazie all'opera del comasco Giovan Battista Olgiati , e quella salentina, rappresentata da Tommaso Mauro da Muro Leccese, ove probabilmente il primo si occupò prevalentemente della parte più specificatamante musicale (le canne) ed il secondo della parte strutturale, la cassa, la tastiera, la pedaliera, i mantici, i registri, ecc., insomma tutto quello che concerneva il lavoro di falegnameria. 
Difficile seguire le orme di questo singolare personaggio che è Olgiati (a lui è dedicata una via a Sagnino), infatti le notizie sulla sua vita sono piuttosto scarse. Pare fosse nato attorno al 1600 da Francesco, organaro di cui il nostro fu allievo e collaboratore. Le fonti - dice Martinelli - registrano una produttività documentata tra 1624 e 1649. Al 1624 risale infatti la costruzione dell'organo della matrice di Galàtone (Lecce), a lui attribuito e, purtroppo, perduto. Olgiati soggiornò in quella cittadina dal 1623 al 1628, come testimoniano i registri dei battezzati che lo vedono spesso come padrino. Ciò dimostra la considerazione, la stima ed il successo personale che si era guadagnato. Insomma, Olgiati si era perfettamente integrato nella vita sociale e lavorativa del Salento di allora. 
La permanenza in loco e la collaborazione con Mauro, smentiscono non solo il fatto che l'organo fosse stato fabbricato a Como, ma anche la suggestiva leggenda locale secondo cui l'organo, fabbricato a Como, fosse destinato ad un altro luogo. 
Dal 1628  (anno di costruzione dell'organo di Salve) al 1642, non si hanno altre notizie. 
Nel 1642 Olgiati è già tornato a Como, dove è impegnato coi lavori di ampliamento all'organo del Duomo; ed ancora nel 1647 per una nuova revisione dello stesso, in collaborazione con un organaro fiammingo, il gesuita Willem Hermans, col quale collaborò nuovamente negli anni 1649-50 nella costruzione del nuovo grande organo (oggi perduto) della Cattedrale di Como. 
Nel 1654 Olgiati era già morto. 
L'organo, costruito dai due maestri su commissione del presbitero Francesco Maria Alamanni, dopo oltre tre secoli e mezzo di vita, conserva quasi del tutto intatte la propria originale fisionomia e le antiche sonorità, per non aver conosciuto nel tempo modifiche sostanziali, salvo un presumibile importante intervento di ripristino (stando alla spesa sostenuta, col patrocinio finanziario delle confraternite, per una somma di 140 ducati intorno ai primi decenni del XVIII secolo. 
Attorno al 1918 furono sostituite tastiera e pedaliera, sul finire degli anni  '50 fu posto in disuso, e finalmente restaurato nel 1978 dalla ditta La Frescobalda di Varsi. L'organo di Salve è, quindi, una ulteriore testimonianza sia del flusso migratorio Nord-Sud (esatto contrario di quello attuale!), sia dell'unificazione culturale ed artistica  d'Italia agli albori del Barocco. 
E' 'luogo' dove Nord e Sud, grazie all'arte, alla musica, all'abilità artigiana, si incontrano non per respingersi, ma per integrarsi. Se poi, a tutto questo si aggiunge che le portelle, ora perdute, dell'organo 'Olgiati-Mauro' erano state dipinte nel 1630 da un tal Nicolaus Ricciardus di Lotaringia (l'attuale Lorena in Francia), si ha un'idea ancor più ampia dei contatti culturali dell'epoca, per non parlare dell'universalità dell'arte, della sua funzione aggregatrice di dimensione europea!

UbicazioneL'organo è ubicato sulla cantoria laterale sinistra rispetto alla navata.

DescrizioneCassa indipendente in legno con facciata traforata inserita in lesene angolari e divisa in cinque campate da sei lesene interne terminanti con capitelli che reggono archetti. In ogni campata c'è un fascio di canne, ed organetti morti (canne superiori) nelle campate pari. Il fregio è sormontato da un timpano triangolare spezzato al cui centro troneggia un ovale raggiato con la sigla IHS. Decorazione in oro su fondo bianco.

Leggende sull'Organo di Salve.
Sull'organo Olgiati-Mauro di Salve si sono tramandate due distinte leggende aventi per tema l'arrivo in quel paese del suddetto organo.
La prima è meno interessante riferisce che l'organo, scaricato a Taranto da una nave proveniente dalla Liguria, sarebbe stato destinato a Sava (Taranto) e non a Salve, dove invece sarebbe arrivato a causa di una errata lettura del nome o per una manovra ben riuscita ad opera di un qualche carrettiere.
La seconda racconta che... C'era una volta un galeone, con a bordo un magnifico organo fabbricato a Como dal maestro Olgiati. Era salpato dalla Liguria ed era probabilmente diretto ad Alessandria d'Egitto... Come d'uso a quei tempi la navigazione avveniva quasi sempre sotto costa con frequenti scali per il rifornimento. La nave doveva aver quindi costeggiato l'Italia dalla Liguria, ed attraversato lo stretto di Messina, aveva costeggiato il golfo di Taranto. Ma, navigando lungo la costa ionica della penisola salentina, prima di giungere a Santa Maria di Leuca per la traversata del Canale d'Otranto fino in Grecia, la nave fu colta da una tremenda tempesta.  La furia del mare trascinò la nave fin sopra le Secche di Ugento, tristemente famose fin dall'antichità. Il mare in burrasca rovesciò il bastimento, ed i marinai annegarono. I mezzi di allora non consentivano il salvataggio durante la tempesta, ed era necessario attendere che il mare si placasse. I pescatori di Torre Pali, la marina di Salve, osservavano impotenti dalla costa la tragedia che si stava consumando davanti ai loro occhi. Appena fu possibile, i pescatori accorsero sul posto nella speranza di trovare qualche superstite. Sul relitto incagliato del galeone non c'era nessuno, ma nella stiva invasa dall'acqua penetrata da una grossa falla, c'erano ancora alcune casse. Quando le aprirono trovarono le canne di un organo, e poichè la chiesa del loro paese era priva di un organo, decisero di prenderle. Caricate le casse sulle loro barche le portarono a riva, e da qui  in Paese. Poichè la notizia del prezioso carico era già giunta in paese, gli abitanti si affollarono sulle mura ad attendere il carico. Quando il carro attraversò Porta Terra e giunse nella piazza principale, l'accoglienza fu trionfale. Le autorità religiose e civili plaudirono a quell'insolito salvataggio e fu stabilito che l'organo fosse immediatamente montato nella chiesa matrice, e da allora il suo suono melodioso incanta chi lo ascolta. 
Volendo attribuire a tutti i costi un fondo di verità alla leggenda, pare più logico ritenere che Olgiati,  in viaggio per l'Oriente coi suoi attrezzi, fosse capitato nel Salento in seguito ad un naufragio e vi si fosse trattenuto per qualche anno, mettendo a frutto il suo mestiere. Ma questo servirebbe solo a dare una spiegazione, non del tutto plausibile, sulla presenza di Olgiati in Terra d'Otranto, o sulle motivazioni del suo viaggio.
(C. Stasi)

Giuliana

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