Fino a circa un anno fa non sapevo chi fosse Emis Killa; ma ho una figlia pre-adolescente, che al contrario di molte sue coetanee non ascolta Violetta, e quindi, per forza di cose, ho cominciato a sentire alcune sue canzoni e a vedere qualche suo video.
A settembre per il suo compleanno la mia bambina riceve l’ultimo album “Mercurio” in special edition con DVD. Lo guardo insieme a lei e mi ritrovo a pensare: “To’ è simpatico e non sembra stupido!”.
Comincio così a conoscere meglio le sue canzoni e qualcuna finisce anche nel lettore mp3 che ogni giorno mi accompagna sul treno che mi porta al lavoro.
Ascolto con più attenzione le parole delle canzoni, guardo i video e comincio a “riconoscere” questo ragazzotto iper-tatuato.
Poi a Novembre scopro che per l’editrice Rizzoli sta uscendo il suo libro “Bus 323 – Viaggio di sola andata”.
Ammetto che da buona lettrice la primissima reazione è stata un brivido freddo lungo la schiena e l’istinto di gridare allo sbando dell’editoria italiana.
In ogni caso decido di regalare il libro a mia figlia, ma di leggerlo prima io "in qualità di Moige" poiché è giovanissima. Non paga, le propongo di andare a vedere la presentazione dello stesso a Milano il 16 Novembre.
Giorno infausto, per pioggia torrenziale e allagamenti vari, ma ci siamo andate ed è stato piacevole stare con lei e sentirle dire alle sue amiche che erano con noi: <<Mia mamma in queste cose è una grande!>>.
Il pubblico (sala strapiena con capienza di 500 persone) era al 90% composto da ragazzine.
L’intervista di poco meno di un’ora con Selvaggia Lucarelli è stata onesta e simpatica e se non lo avete ancora visto andate su YouTube, sulla pagina Facebook ufficiale di Emis Killa, o clik per vedere il momento in cui cade dalla sedia.
Dopo ha firmato a tutti la copia del libro. Operazione che gli ha richiesto ben un'ora e mezza.
Oggi, dopo meno di una settimana, il libro io e mia figlia lo abbiamo finito di leggere e metabolizzato. Ne abbiamo parlato e lo abbiamo usato da traino per parlare apertamente di droga e non solo.
Questo scritto avrebbe dovuto essere solo una breve cronaca dell’incontro e una recensione amatoriale a “Bus 323 – Viaggio di sola andata” per il blog ma, come a volte succede, mi è scappata di mano e sta diventando qualcos'altro.
Le parole del libro e le canzoni di Emiliano Giambelli hanno smosso i miei pensieri e i miei ricordi che come una biglia stanno rotolando e rotolando e non so bene dove mi vogliono portare.
Ma iniziamo dalla recensione.
Il libro è scritto in modo colloquiale e gergale, parla da giovane ai giovani e racconta un po’ la storia di come Emiliano Rudolf Giambelli è arrivato a essere Emis Killa, attraverso difetti e problemi passati e presenti, presentati però con leggerezza e senza piagnistei.
C’è l’orgoglio di chi è partito da zero (o forse da meno uno), c’è la tenacia, la passione ma anche la stoltezza della gioventù.
Un flusso di coscienza lungo circa 200 pagine.
Non è Shakespeare ma per il target dei suoi fan non è male.
Fine.
Questo per quanto riguarda il libro. Il resto riguarda me.
Io, oggi, 42enne, felicemente sposata da 12 anni, con 2 figli, con una situazione lavorativa ed economica stabile mi ritrovo ad ascoltare “Lettere dall'inferno” e a vivere vividi flashback.
Mi chiedo quanti di quei 500 giovanissimi che domenica scorsa riempivano il teatro Parenti conoscono veramente quello che racconta il loro idolo. Io spero il meno possibile.
Qualcuno forse trova affascinanti i casermoni di case popolari e le periferie che spesso si vedono nei video degli artisti rap ma chi li conosce bene sa che spesso quei portici sanno di piscio e spazzatura.
Chi ci ha vissuto sa che negli appartamenti abitati da famiglie sconclusionate si respira incertezza e amarezza e che il primo desiderio di ogni ragazzo è scappare da li.
Disagio, difficoltà economiche, le droghe veramente TROPPO facili da trovare… questa era la mia periferia di Milano ed era la Vimercate di Emiliano.
Questa è stata anche la mia vita per i miei primi trent'anni.
Ho letto il libro di Emis Killa mentre mi scorrevano davanti i volti di alcuni ragazzi che ho conosciuto molti anni fa e non potevo non chiedermi “chi è finito in cantiere e chi è finito in catene”.
Averne viste e sentite troppe già a sedici anni è qualcosa che ti rimane dentro anche se sei una persona tranquilla e di cazzate vere non ne hai mai fatte.
Se adesso venisse a trovarmi la fata turchina e mi dicesse che potrebbe far ritornare indietro il tempo a quando avevo circa 18 anni, gli strapperei la bacchetta magica di mano e la spezzerei brutalmente sul ginocchio per non correre rischi.
Questo articolo partecipa al Venerdì del libro su HomeMadeMamma
Bello il tuo post. Se il libro aiuta a pensare è buono anche se non è grande letteratura. Buon fine settimana
RispondiEliminaGrazie dolcezzedimamma! :)
RispondiEliminaBuon week end anche a te!
Molto, molto interessante. Mi sono segnata un appunto per quando arriverà in biblioteca. Tra l'altro io ho dei seri problemi con il rap (=non lo reggo quasi mai), ma a documentarsi non ci si perde niente.
RispondiEliminaGrazie della segnalazione ^__^
Come ho detto non è un gran che ed è decisamente più adatto ai giovani fan... ma credo si possa trovare del buono anche in libri così-così.
EliminaIo ci ho trovato i ricordi. ;)