Un’altra mattina di pioggia. Piove a catinelle da una settimana a Milano. Oltre alle solite corse giornaliere, in una giornata di maltempo c’è sempre da fare i conti anche con il traffico, gli ombrelli, gli automobilisti occasionali e le pozzanghere. Ore 7 del mattino, ma dal colore del cielo sembra ancora notte fonda.
Dopo quasi venti minuti di ricerche, riesco con immensa gioia a trovare due calzini dello stesso colore sul fondo del cassetto; un successo strepitoso per cominciare bene la giornata considerando l’immenso disordine che regna sovrano in camera mia dove a malapena si distingue il confine della scrivania e l’inizio della sedia. Per tutta la settimana gli indumenti smessi vengono depositati lì, in pila, sull'uno o l’altro complemento d’arredo a seconda di quale è più vicino al lancio con le mani e solo nel week end ricevono una precisa collocazione nel cesto della biancheria di panni sporchi o nell'armadio.
Questo perché la vita delle operaie turniste non ti da la possibilità di avere un momento per sistemare casa: sia che lavori di giorno sia che lavori di notte, sistemare la biancheria o la casa è l’ultimo dei tuoi pensieri. Infatti a mala pena riesci a prepararti la “schisceta” da portare sul posto di lavoro, a fare benzina alla macchina per non trovarti a spingere alle dieci di sera da sola in mezzo alla strada e a sentire tua mamma al telefono cinque minuti per capire come va. Il resto del tempo lo impieghi tra lavoro e tragitto. E se la distanza tra casa e azienda è superiore ai 20 chilometri, stai tranquillo che meno di un’ora di percorso non la impieghi mai!
Il tutto non perdendo di vista il fatto che devi timbrare in orario altrimenti ti tocca anche recuperare i minuti persi fermandoti di più. E allora è la fine! Se ritardi di mezzora poi non ne parliamo: il danno oltre che temporale è anche economico, nessuna possibilità di recupero, meno soldi a fine mese! Poche regole ma rigide.
Sento un urlo provenire dalla camera: Hem… hem… dimenticavo, oltre ad essere operaia, donna e casalinga, sono anche mamma, anzi, soprattutto mamma, da ormai cinque anni! E single. Da tre! Leo si è svegliato di malumore, ha fatto un brutto sogno e vuole essere consolato solo ed esclusivamente da me, l’unica persona che vive con lui.
Ma oggi oltre alla pioggia, gli stivali, il traffico, gli automobilisti occasionali e le pozzanghere che Leo adora, alle quindici devo presenziare in Tribunale per una multa a cui ho fatto ricorso perché non intendo pagare. Domani sera invece mi è vietato riposare perché avrò la riunione di Condominio dove vedrò scannarsi i soliti quattro inquilini settantenni che pensano a sistemare le aiuole anziché le grondaie rotte, a chiedere di verniciare i cancelli d’ingresso di blu anziché riparare i giochi dei bambini che rischiano di farsi male e a lamentarsi inutilmente di rumori e vocii in orari consentiti dal regolamento.
E poi c’è Pimpa, il nostro gattino. Vogliamo non dargli da mangiare, pettinarlo, cambiargli la lettiera e farlo giocare un po’ prima di lasciarlo solo per molte ore? Mettiamolo nella lista delle cose da fare o da non dimenticare. Al mattino ovviamente. In quei brevi e fugaci minuti che aprono la giornata accade di tutto come in una moviola.
E mentre salto come un grillo da una stanza all'altra per rincorrere Leo che non vuole farsi vestire, mi chino a raccogliere il pupazzo che ha vinto il nobel giornaliero come miglior compagno di passeggino e mi assicuro di non aver riposto il latte nel forno, i biscotti in frigorifero e lo zucchero tra le mutande, arriva anche l’ora di uscire di casa e di viversi quelle manciate di minuti che mi separano da lunghe ore continuative di attenzione, precisione e serietà trasformandomi in una diligente marionetta che compie movimenti meccanici dietro una catena di montaggio per comporre un pezzo di un’apparecchiatura elettrica. Tutti i santi giorni. Per quattro soldi. E guai non averli!
Come se non bastasse, a volte arriva anche il momento in cui devo assumere un altro ruolo, quello di figlia o di sorella maggiore o per meglio dire di Sorvegliante Speciale e assicurarmi che il mio fratellino non sia vittima di bullismo o, peggio, non sia finito in un giro losco e malavitoso. Mio padre non si ubriachi all'osteria e mia madre non sbagli a prendere il dosaggio delle pastiglie per il cuore. Perché è già successo!
E a me qualcuno ci pensa? A volte avrei bisogno di giornate frivole: giornate in cui mi dedico a me stessa, al mio corpo, allo smalto, a fare shopping, a guardare un film, a sentirmi donna!
E invece devo sempre rimandare perché la priorità spesso non sono io ma è qualcosa o qualcun altro. Ho smesso anche di fumare. Tanto appena accendevo una sigaretta c’era bisogno di me, quindi ho deciso di risparmiare i soldi. E i soldi risparmiati li ho messi in un fondo che mi aiuterà a pagarmi una vacanza dove potrò stare per qualche giorno lontano da routine, lavoro, traffico e permettermi una baby-sitter che si occupi di Leo mentre mi faccio un bagno in mare senza l’ansia che lui anneghi se non lo tengo.
Magari la baby-sitter la “ingaggio” direttamente sul posto, cercando nella spiaggia tra le quindicenni qualcuna che desideri guadagnarsi qualche spicciolo in cambio di un piccolo lavoretto come facevo da giovane io… già mi sto pregustando il momento! Anche se è presto per farlo. Agosto è ancora lontano.
Il problema principale infatti è l’ordine in cui io, ma noi umani, in generale, formuliamo i nostri pensieri: avere, per fare, per essere. Niente di più schiavizzante! Fin da piccoli ci hanno insegnato che dobbiamo fare qualcosa per ottenere qualcos'altro. Così siamo convinti che la nostra vita migliorerà grazie al fatto che succederà qualcosa (ci sposeremo, avremo figli, andremo in vacanza). Invece è importante capire che siamo noi stessi, indipendentemente da tutto a determinare il successo o l’insuccesso nella nostra vita in base a quanta felicità vogliamo lasciar entrare in essa. L’ho capito tardi, ma l’ho capito. Provando. Sbagliando e imparando a gestire meglio i miei pensieri.
E qui giocano un ruolo fondamentale i sogni. I sogni sono importantissimi, soprattutto se vengono trasformati in obiettivi. Sono il sale della vita. Particolarmente per una donna sempre alle prese con mille impegni e scadenze a cui non si può sottrarre. Guai se non avesse i sogni! Il sogno è l’unico filo invisibile che la fa rimettere in piedi al mattino. La benzina per il motore.
A proposito di scadenze. Devo pagare la retta all'asilo! E quella dell’affitto! Ecco, ancora una volta dei pensieri non rivolti a me. Normale. Quando si è soli a doversi occupare di tutto bisogna stare attenti a non perdersi. Ma il mio non è un lamento! L’ho voluta, l’ho cercata questa vita e me la consumo fino in fondo anche se a volte mi fa sentire scoraggiata, desolata e impaurita e tutto ciò che vorrei fare è piangere. Ma si va avanti.
Si va avanti perché, sfortunatamente, superata l’età dei reggiseni sportivi e gli apparecchi per i denti, si è costretti a prendersi delle responsabilità e ad affrontarle. Un lavoro, una casa, un figlio, un uomo che se ne va perché trova una strada migliore…un altro che arriva all'improvviso e che ti fa battere forte il cuore ma del quale non sei pronta a fidarti subito.
Emozioni da gestire, sentimenti da domare, delusioni da combattere. Essere donne è impegnativo. Soprattutto oggi, in una società dove non c’è più Dante a parlare di amor cortese e la donna è spesso confinata a ruoli che non le appartengono.
Ma essere donne è anche bello. Io la vivo così. Potersi sbizzarrire scegliendo cosa indossare tra un abito lungo, corto, una gonna a pieghe, un tailleur, una tuta, una guepière, un pigiamone felpato, dei tacchi, un reggiseno che modelli…. non è cosa da poco! Inorgoglisce ed esalta. Truccarsi gli occhi e far emergere il nostro sguardo più profondo, raccogliere o tingere i capelli per scalare qualche anno, sono momenti di autostima altissima. Inebriare gli abiti o le lenzuola di un profumo seducente per farsi ricordare è una sensazione meravigliosa che solo una mente femminile riesce a concepire.
Ma sicuramente la cosa che in assoluto distingue la bellezza di una donna è il fatto di poter crescere in grembo una creatura, essere tutt'uno con essa e nutrirla di latte prodotto dalla propria fabbrica umana. Educare un figlio, seguirlo nella crescita, vedere come si trasforma, come pensa, stupirsi e un po’ commuoversi se chiede: “Mamma, ma io come sono nato?”. Imbarazzarsi, sorridere, arrabbiarsi e perdonare. La paura di sbagliare, il timore di aver esagerato con un castigo, la sensazione di non fare mai nulla di giusto. E la consapevolezza di invecchiare e che il divario tra la tua e la sua generazione si allarga sempre più velocemente e non riesci a stare mai al suo passo. Un ciclo di fasi inevitabili e necessarie per chi è mamma.
Ma solo il fatto di esserlo ripaga di tante fatiche, dolori, sacrifici e stanchezza. E se c’è una cosa che mi fa star bene dopo una giornata particolarmente dura è il fatto di poter tornare a casa e riabbracciare mio figlio e aver avanzato ancora una piccola energia per potergli leggere una storia prima che chiuda gli occhi.
E di fronte alla forza e al coraggio che genera la maternità ogni altro sforzo assume proporzioni ridicole: pulire, stirare, correre, lavorare, guidare nel traffico, cucinare, fare la spesa o curare l’orto diventano piccole faccende di normale amministrazione a cui ci si abitua, sapendo che vanno svolte. E che siamo capaci di svolgerle tutte.
L’ho capito tardi, ma l’ho capito anch'io una volta diventata mamma, che le mamme agli occhi dei propri figli sembrano delle fantastiche donne bioniche dotate di particolari batterie che non si esauriscono mai. E spesso si abusa della loro energia.
Però ogni tanto abbiamo bisogno anche noi di staccare la spina, di spegnere l’interruttore e di lasciare tutto il mondo fuori: i cassetti in disordine, il cibo pre-cotto, la montagna di panni da piegare e la tazza del wc da pulire. Siamo donne non siamo soldatini!
E poi, date retta a me, è comunque bello ogni tanto essere in grado di rilassarci facendoci trovare spettinate, struccate, stanche e con le Converse ai piedi, con le nostre imperfezioni o fragilità, tanto è tutto inutile quando non ci vogliono!
Ma non dimenticate questo: al momento opportuno siate scattanti peggio di felini, pronte a ripartire peggio di una macchina da guerra, a sedurre meglio della modella più sexy, e ad amare di nuovo, di più, con maggior coraggio vestite solo di una cosa: il vostro miglior sorriso che gli uomini ci invidiano tanto e al quale non sanno resistere!
Sonia
Sonia
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