Un pomeriggio d'estate, il sole splendeva superbo su un campo di fiori.
L'ape regina e le api operaie succhiavano avidamente il nettare. Per tutto il giorno lavorarono intensamente e, verso sera, l'ape regina diede l'ordine di rientrare all'alveare. Ma un'ape operaia indugiò dicendo che voleva restare ancora un po' perché voleva portare tanto nettare e propose una gara per vedere chi ne portava di più.
Rimasero così ancora un po', ma ad un cenno dell'ape regina, le api operaie volarono tutte all'alveare. Sapevano che di notte i fiori si chiudono per dormire e che se tardavano ancora sarebbero rimaste prigioniere nel calice del fiore.
L'ape operaia che aveva proposto la gara invece rimase ancora e dopo poco il sole tramontò e la povera ape rimase prigioniera della magnifica corolla del fiore ormai chiuso per la notte. Si sentì persa e cominciò a gridare che voleva uscire, ma il fiore dormiva profondamente e tutto il campo era addormentato.
L'ape strillava sempre più, un grillo che dormiva beato sotto un fungo si svegliò spaventato e disse:
- Chi è che strilla così nel pieno della notte? E' forse un pazzo?
- Sono io, sono rimasta prigioniera del fiore, per piacere liberatemi! - disse timidamente l'ape.
- E come faccio! Urla più che puoi nell'orecchio del fiore, forse si aprirà. - disse il grillo.
Ma ahimè, più l'ape strillava più il fiore russava ed ella non aveva scampo. Cercò in tutti i modi di liberarsi, fece il solletico al fiore con i suoi voli all'interno del calice, pizzicò il fiore con le sue zampette, ma tutto fu inutile, il fiore nel sonno non reagiva, Ne' rideva, ne' starnutiva, ne' sbadigliava in modo che la povera ape potesse liberarsi.
I fiori di campo brontolavano perché con quel frastuono non potevano dormire. Le coccinelle, le formiche e i grilli erano molto arrabbiati per essere stati disturbati da un'ape sciocchina. E intanto l'ape operaia si sentiva schernita e umiliata oltre a soffocare.
Al mattino presto il sole si levò splendido e il fiore aprì i suoi bellissimi petali come per incanto. L'ape subito volò via mentre il fiore sbadigliando mormorava:
- Ho dormito male, mi duole la testa e mi scoppiano le orecchie.
L'ape volò all'alveare stanca, distrutta per la notte insonne.
L?alveare era ancora addormentato e l'ape dovette bussare e picchiare alla porta per farsi aprire.
Le aprì l'ape regina e appena vide l'ape così distrutta non la riconobbe e la voleva cacciare via, ma l'ape la supplicò di farla entrare. Appena fu entrata vide che era la sua operaia, l'organizzatrice della gara di raccolta del nettare e le disse:
- Ma come sei ridotta! Che hai fatto?
L'ape raccontò la sua avventura e l'ape regina le chiese:
- Brava! E il tuo nettare dov'è? Le tue compagne hanno portato tanto, si farà molto miele e il tuo nettare doveva essere più di tutte! Dov'è?
- Hai visto? Volevi fare meglio delle altre e hai fatto peggio, bisogna accontentarsi di quello che si può fare. - l'ammonì l'ape regina.
L'ape operaia mesta e avvilita aveva imparato la lezione. Per oggi sarebbe rimasta all'alveare e avrebbe riposato. L'indomani sarebbe tornata nel campo a raccogliere nettare con le sue compagne, ma senza organizzare competizioni, ne' gare, avrebbe solo lavorato sodo assieme a tutte.
MORALE: Chi troppo vuole, nulla combina.
Milano 1976
Nonna Mariuccia
Si ringrazia Roby Biondo per la concessione della fotografia che fa da cornice a questa favola!
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