In una casa ai margini della foresta viveva una bambina
insieme ai suoi genitori.
IL babbo era ingegnere e per ragioni di lavoro si era
trasferito in quel luogo selvaggio lasciando la grande città che offriva alla
piccola Delia tutte le comodità alle quali era abituata. Si sarebbero fermati ad abitare lì finché al
babbo non fosse scaduto il contratto di lavoro che lo impegnava alla
costruzione della grande strada che avrebbe attraversato la foresta.
La bambina trascorreva gran parte del suo tempo libero nella
sua stanza, tra i suoi giochi, i suoi disegni e la collezione di bambole che
provenivano da ogni nazione. Quelle bambole erano le sue compagne di gioco e
per loro la bambina si documentava, per trovare attraverso l’atlante geografico,
la nazionalità di ognuna. Il gioco era insieme divertente ed istruttivo.
Il babbo non si era dimenticato al loro arrivo di far
collocare nella camera della sua figliola un pianoforte professionale perché potesse esercitarsi e non dimenticare le lezioni che le erano state impartite
nella grande città. Tutti i giorni Delia si esercitava un paio d’ore e da
quella tastiera si diffondevano nell'aria le forti note di quel meraviglioso
strumento.
Un pomeriggio d’estate soleggiato ed afoso Delia compita e
composta si accingeva ad esercitarsi come di consueto al pianoforte, le sue
candide mani con agilità sfioravano i tasti e la musica si diffondeva nella
stanza.
La mamma della bimba era orgogliosa dell’impegno che Delia
metteva nello studio dei suoi esercizi e quando la sentiva suonare sorrideva
compiaciuta e felice.
Quel giorno però Delia non sembrava suonare con la solita
grazia, le note erano forti ed assordanti, sembrava che la bimba si divertisse
a strapazzare il pianoforte invece di accompagnare la musica con ritmo dolce,
gli accordi erano veramente slegati e scordati nell'insieme della loro
musicalità.
La mamma rimase quel giorno perplessa e non riusciva a
capacitarsi di quel cambiamento così repentino negli esercizi di Delia. Volle
togliersi il pensiero e con passo leggero si avviò alla camera della sua bambina
per assicurarsi di come Delia studiasse quel giorno, ma appena intravvide
attraverso la porta socchiusa la sua bambina, un grido agghiacciante le si
soffocò in gola. Lo spettacolo era terrificante! Un grosso serpente boia era
sdraiato in tutta la sua lunghezza sul coperchio del pianoforte all'altezza della testa della bambina. Probabilmente era entrato, dalla vicina foresta non
si sa come, nella stanza ed aveva trovato rifugio nella cassa armonica tra i
martelletti e le molle musicali.
Ora la madre capì perché Delia suonasse con tanto frastuono,
credeva attraverso la musica, di incantare il serpente per non fare intuire la
paura, altrimenti il serpente l’avrebbe morsa notando il suo terrore.
Intanto Delia cominciava ad essere sfinita di suonare
ininterrottamente, senza posa.
In quel preciso istante la madre si riebbe dallo spavento e
corse a chiamare il giardiniere perché potesse intervenire in quella situazione
così delicata.
Il giardiniere che era esperto di quel luogo, perché lì era nato e vissuto, si avvicinò cauto alla
porta della camera di Delia, sostò un attimo studiando il comportamento del
rettile e quando ebbe la certezza che nessun rumore potesse rendere pericolosa
la situazione si introdusse nella stanza con un sacco aperto e con perizia
calcolata fece scivolare il rettile nel sacco.
In quell'attimo Delia si accasciò svenuta sui tasti del
pianoforte finché non si riebbe attraverso le amorevoli cure della madre ormai
risollevata.
Il babbo la sera rientrando a casa e saputo il fatto, non
ebbe che parole di elogio per la sua figliola che con tanto coraggio e sangue
freddo aveva sfidato un così mortale pericolo.
A Delia l’amorevole affetto dei suoi genitori nei giorni che
seguirono furono di conforto e di aiuto per superare il passato spavento e le
fecero rifiorire sulle labbra il sorriso e negli occhi la gioia.
MORALE: a volte il proprio coraggio e la forza d’animo nell'affrontare i pericoli immediati ci danno le maggiori soddisfazioni.
Milano 1976
Nonna Mariuccia
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