Maddalena A. è attualmente insegnante di Lettere e sostegno presso un Istituto Alberghiero. Insegna ad alunni di terza e ha 8 anni di esperienza come docente.
1) La
classica domanda. Perché hai scelto di diventare professoressa?
Quando arrivò
la telefonata in cui mi si proponeva la prima supplenza, ero terrorizzata. Dopo
la prima settimana ero entusiasta. Ogni giorno è diverso, ogni studente è
diverso. Scelgo ogni anno di svolgere questa professione per la ricchezza umana
che tocco tutti i giorni con mano, per l’entusiasmo vitale che solo i ragazzi
sanno trasmetterti.
2) Cosa
significa essere insegnate al giorno d’oggi?
Significa
lotta quotidiana: lottare per un posto di lavoro, lottare per avere a
disposizione strumenti più adeguati e riconoscimenti di merito che ci vengono
continuamente negati. Lo Stato taglia i fondi, la società ci denigra
etichettandoci come fannulloni, gli studenti esauriscono le nostre energie.
Significa
anche cambiare completamente l’idea dell’insegnante come colui che entra in una
classe e riempie dei vuoti culturali. I ragazzi ci chiedono di essere genitori,
fratelli maggiori, psicologi, laddove vi sono situazioni familiari difficili se
non, purtroppo, drammatiche. Ci chiedono di essere per loro rifugio, poi,
forse, insegnanti.
3) Visto
dal vostro punto di vista. Cosa c’è di positivo e cosa c’è di sbagliato nel
sistema educativo italiano?
Le basi del
sistema educativo italiano sono le migliori; fino alla metà del secolo scorso,
l’Italia vantava primati eccellenti nell'avanguardia didattica. Poi, ci si è
fermati. La nave si è incagliata in mezzo a questioni economiche, a interessi
politici rivolti a tutt'altro e, via via, il sistema educativo è diventato un
peso, una voragine in cui nessuno vuole guardar dentro. Fortunatamente, ci sono
moltissime persone competenti e volenteroso, che vi si lanciano ancora,
mettendo insieme i pezzi, incollando qua e là, tenendo insieme il tutto,
nonostante le enormi difficoltà.
4) Ripensando
al tuo passato di alunna e al rapporto avuto con i tuoi professori, cosa è
cambiato?
Tutto. Quasi
tutti i miei docenti, entravano in classe e a malapena sapevano i nostri nomi;
dal punto di vista umano, ci sentivamo nulla di
fronte a loro, eravamo vasi da riempire, in quale modo non importa.
Ricordo con piacere una prof, l’unica che si interessava delle nostre vite, che
proponeva attività coinvolgenti, che chiedeva la nostra opinione. E’ a lei che
rivolgo il mio pensiero quando sono in difficoltà, quando avrei voglia di
mollare tutto; mi tiene a galla l’idea di poter lasciare qualcosa di positivo
nel cuore dei miei studenti, così come ha fatto lei con me. Imposto il mio
lavoro partendo dal presupposto di avere persone di fronte a me, e non macchine
da studio. Persone fatte di emozioni e pensieri a cui mi devo rivolgere, se
voglio la loro attenzione.
5) Potresti
raccontarci qualche aneddoto divertente o no che ti è successo con i tuoi
alunni?
Qualche anno
fa, andammo in gita a Venezia. La sera sul tardi, facendo il giro delle camere
e delle raccomandazioni per la notte, bussai ed entrai nella camera dei ragazzi
trovandovi dietro la porta alcune ragazze. Mentre spiegavo loro che sarebbe
stato meglio tornare in camera, bussò un mio collega. In automatico, mi
spaventai e mi nascosi dietro la porta con le ragazze e tutti scoppiamo in una
grande risata. Lo ricordiamo ancora oggi, quando mi trovo per un caffè con
questi miei ex allievi ormai grandicelli, e ancora ridiamo.
6) Quale
è stata la maggior soddisfazione ricevuta da quando sei insegnante?
E’ accaduto
proprio qualche giorno fa. Lo studente che seguo da tre anni, il prossimo anno
si trasferisce con la famiglia e cambia scuola.
Mi ha scritto
una letterina, in cui mi dice che vuole chiedere al Preside se può portarmi con
lui, nella nuova scuola, perché non vuole un’altra insegnante. Non nascondo che
con una scusa sono uscita dalla classe perché mi sono commossa moltissimo.
Riempie il cuore poter toccare con mano il risultato di tutta l’energia e tutto
l’affetto riposti nel mio lavoro; i ragazzi tolgono tanto, ma sono in grado di
ripagare con una amorevole innocenza che noi adulti spesso dimentichiamo.
7) Hai
a disposizione una lampada magica e il genio ti concede 3 desideri in relazione
alla scuola o alla tua professione, cosa chiederesti?
Semplice:
risorse umane e finanziare all'altezza delle aspettative, una società che
rispetti il mio lavoro così come io rispetto quello degli altri, una selezione
basata su aspetti legati ai meriti lavorativi.
Ringrazio Maddalena di avermi concesso un po' del suo tempo prezioso per rispondere alle mie domande. Dalle sue risposte si intuisce che è una docente dedicata ed appassionata ai suoi alunni che sicuramente possono sentirsi fortunati ad averla come insegnante.
Kly
Nessun commento:
Posta un commento