Mi hanno inculcato un concetto importante fin da quando ero piccina: non dovevo disturbare.
Non per sottomissione, ma per discrezione. Non per indifferenza, ma per educazione.
Sono cresciuta con il timore di dare fastidio, di essere di troppo. E spesso mi allontanavo per non creare disagio, agli altri.
Era più un altruismo che una vergogna.
Per questo non mi sento a mio agio in un posto affollato, in spazi compressi da sconosciuti, tra la folla che scalpita e si agita urlante.
Sono una persona che si limita ad osservare e stare in silenzio piuttosto che fare baccano e attirare l'attenzione.
Ma anche se parlo piano, a volte quasi sussurro nel rispetto del sacro silenzio altrui, dentro di me urlo e anche forte.
So cosa voglio. L'ho sempre saputo. E me lo prendo, in punta di piedi.
Non amo invadere, non so essere irruente e non so se così qualcuno riuscirà a sentirmi o ad accettarmi.
Per questo scrivo.
La carta non mi giudica. Mi accoglie nel suo spazio e mi crea l'alcova giusta per il mio modo di essere e di sentire il mondo.
Chi scrive lo fa in silenzio. E io nel silenzio mi ci trovo perfettamente.
by Sonia Cascitelli
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Una buona motivazione, sì :)
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