Una visita a Taranto e al suo Golfo.
All'interno del golfo si trovano le Isole Cheradi
All'interno del golfo si trovano le Isole Cheradi
Giuridicamente, il golfo è definito "baia storica" dal Decreto presidenziale n. 816 del 26 aprile 1977 e pertanto l'Italia lo ha sempre considerato come un mare interno facente parte delle acque territoriali sotto la completa giurisdizione dello stato. Il titolo storico posto a base del provvedimento italiano di chiusura del golfo, può essere individuato nel possesso dell'area da parte dei sovrani territoriali che si sono avvicendati nella zona, il cui esercizio fu reso possibile dalla conformazione del golfo, profondamente connesso tra la Puglia e la Calabria, e quindi controllabile dalle popolazioni locali in relazione alle loro esigenze di difesa e di sfruttamento economico. Esempio di tale possesso, è costituito dal trattato tra Taranto e Roma del 303 a.C. citato dallo storico Appiano, che vietava ai Romani di entrare nel golfo oltrepassando Capo Lacinio, la cui violazione da parte romana costituì nel 282 a.C. motivo di guerra tra le due città. L'esistenza di diritti di sfruttamento esclusivi è anche attestata da vari atti risalenti al periodo del Vicereame spagnolo del Regno di Napoli, a partire dal XVI secolo, ed al successivo Regno delle Due Sicilie, con cui fu riconosciuta alla popolazione tarantina la privativa della pescanel golfo assoggettandola al pagamento di tributi doganali. Durante la I Guerra Mondiale, con Decreto legislativo del 24 agosto 1915 n. 1312, ne fu inoltre decretato il divieto di navigazione per ragioni militari. Il provvedimento italiano di chiusura del golfo attuato nel 1977 è stato contestato nel 1981 dal Regno Unito e nel 1984 dagli Stati Uniti d'America essendo ritenuto carente dei requisiti che il diritto internazionale richiede per la formazione di un valido titolo storico. La disputa, comunque, sembra essere abbandonata da tempo, anche per il perdurare delle relazioni militari tra i governi interessati: nel Golfo di Taranto ha infatti sede un'importante base navale italiana e quindi indirettamente della NATO.
Il Mar Piccolo; è inondato di luce, quasi bagnato in un’atmosfera d’oro che rende più dolci i contorni e ne fonde armoniosamente i toni. In questa prima veduta di Taranto vi è un quadro completo, mirabilmente composto, basta trasportarlo sulla tela come la natura ce lo consegna… Sulla riva Nord di Mar Piccolo, si trova il grazioso villaggio di Citrezza, sede favorita per le gite dei Tarantini, che vi vanno nei giorni di festa a far colazione sull'erba e a ballare sotto i limoni. Un ripiegamento della collina rocciosa disegna qui un anfiteatro di poco meno di un chilometro di lunghezza, dai pendii cosparsi di fichi d’india e piantati ad oliveti, aperto sul mare alla sua estremità meridionale; giardini lussureggianti di verde ne occupano il fondo. Fra questi giardini sgorga dalla terra una copiosa sorgente d’acque limpide come cristallo, la cui conca è circondata da alte canne. Un profondo ruscello, largo circa tre metri, trascina con rapida corrente le acque della sorgente, che mai si esaurisce, nemmeno nei periodi estivi più critici, e si getta nel golfo. Il percorso è di circa cinquecento metri, abbastanza per creare un’oasi dolce e tranquilla, dove la bellezza delle acque e gli alberi ombrosi e fronzuti ricreano una sensazione di fresco, il cui fascino, in questo clima ardente, non si potrebbe descrivere. Il Mar Piccolo è un ricco mare interno, un bacino semichiuso, che si trova a nord della città, la cui bellezza non può certo passare inosservata a chi ha tanto girato il mondo e riesce, con encomiabile adulazione, ad esaltarne la grandezza e il profumo. Questo specchio di acqua, collegato al Mar Grande dal canale navigabile ad est dell’Isola e dal canale di Porta Napoli ad ovest, nella parte settentrionale del golfo di Taranto forma una doppia insenatura, ad occhiale. I suoi due seni (Seno di Ponente o Primo Seno; Seno di Levante o Secondo Seno) di diversa estensione sono teoricamente divisi dal Ponte Punta Penna o Pizzone, Il primo seno ha la forma di un triangolo, i cui vertici meridionali si aprono ad est sul secondo seno e ad ovest sul Mar Grande tramite il canale naturale di Porta Napoli; il secondo seno ha invece una forma ellittica, il cui asse maggiore misura quasi 5 Km in direzione sudovest-nordest.
Nella economia tarantina questo specchio d’acqua costituisce una significativa e cospicua risorsa per la creazione e lo sviluppo di attività produttive. Le principali qualità, emerse in un’analisi e studio volti a trovare le strategie idonee per un congruo sviluppo produttivo e la conseguente valorizzazione ambientale del Mar Piccolo, hanno evidenziato un’elevata potenzialità biogenica di queste acque, derivante da una costante capacità produttiva. Il mar Piccolo di Taranto presenta una condizione ecologica naturale caratterizzata da produttività biologica eccezionalmente elevata. Le caratteristiche talassografiche di bacino interno poco profondo, l’escursione di marea limitata, la protezione da condizioni meteo marine avverse, il clima temperato mediterraneo, le correnti modeste, l’afflusso di acque dolci superficiali ed ipogee ad azione termoalina positiva, generano un ambiente acquatico eutrofico, con ricambio lento.
Tante sono le attività che il Mar Piccolo ha in passato consentito ai tarantini di sviluppare. Famose fino agli inizi del ‘900 la lavorazione del bisso, ricavato dai ciuffi di un mollusco marino, la pinna nobilis, e quella della porpora, una tintura ricavata dalla frantumazione ed essiccazione dei gusci dei murici. Un’attività ancora oggi incisivamente produttiva e redditizia è la pesca e la coltivazione di cozze ed ostriche.
Il bacino naturale del Mar Grande è invece notoriamente conosciuto come “rada di Mar Grande” in quanto stazionano le navi in attesa di entrare in Mar Piccolo.
Il Mar Grande è circoscritto dalla terraferma, l’isola della Città vecchia, Capo San Vito, le isole Cheradi di San Pietro e San Paolo, l’isola di San Nicolicchio, oggi non più esistente, Capo Rondinella, due scogliere artificiali, comunica con lo Jonio attraverso due aperture, una delle quali è chiamata “ Bocca del diavolo.
Queste acque serrano dolcemente e allo stesso tempo tenacemente i segreti di una storia, di un popolo e di una terra: quella di Taranto......
Giuliana
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