In un lontano paese tropicale su di un'isola sperduta, viveva una tribù di uomini uniti e pacifici. Si nutrivano della cacciagione che abbondava nella loro terra, del pesce che generosamente il mare offriva loro, dei frutti degli alberi esotici, di ogni sorta di generi di sostentamento che quella fertile terra sapeva dare.
I bimbi vivevano come in un Paradiso Terrestre, imitavano le scimmie nelle loro spericolate evoluzioni sugli alberi, si rotolavano nelle boscaglie tra il verde, correvano liberi negli spazi aperti e in riva al mare per poi bagnarsi in esso come pesci. Illuminati dal sole abbronzavano sempre più la loro pelle già dorata.
Una bimba partecipava poco alle scorrerie gioiose dei compagni di gioco, sembrava sempre osservare le cose intorno e si beava del bel cielo azzurro, della natura incontaminata e delle gioie degli altri.
Un giorno decise che si sarebbe tuffata in quel mare limpido per scrutare il fondo marino, un tonfo ed eccola nuotare vigorosa e sicura verso l'abisso. Un cavalluccio marino la notò appena e le strizzò l'occhio, le ostriche aprivano le grandi valve e sonnecchianti le richiudevano, i pesci più grossi come i tonni, i pesci martello e così via non si degnavano di lei, solo i delfini la seguivano per qualche tratto poi risalivano in superficie.
Era così assorta nella sua esplorazione da non temere nulla e continuare nell'osservazione marina, libera più che mai poiché nulla le impediva di girovagare in lungo e in largo il mare, non s'avvide di una grotta sottomarina che la invitava con la sua corrente ad entrare.
Trascinata con forza dalla furia dell'acqua vi si addentrò.
Seduto in trono in una conchiglia gigantesca dal riverberi dorati, qualcuno dalla massiccia figura si ergeva altero e solenne, lo sguardo scrutatore e sicuro non si staccava dalla bimba che intanto si avvicinava sempre più a Lui.
Sorpresa la fanciulla trasalì spaventata ed attonita:
- Chi sei? - gli domandò con voce incrinata dall'emozione.
- Nettuno, il Dio del Mare e di tutte le acque - la sua voce potente fece eco nella grotta e smosse agitatamente le acque intorno.
Come pietrificata dallo stupore la bimba rimaneva ammutolita e statica. Mitigando la fierezza il Dio proseguì:
- Sei un essere privilegiato, hai potuto calarti nei miei abissi senza incorrere in nessun pericolo perché io ho comandato al mare e alle sue creature di lasciati libero il passaggio. Finché lo vorrai sarai mia ospite e potrai osservare ogni giorno come si svolge negli abissi marini.
Poi picchiò con il tridente tre colpi sul fondale ed ecco apparire due squali che trasportavano tra i loro denti aguzzi una grande conchiglia che posarono davanti a Nettuno ossequiandolo.
- Siediti! - comandò alla fanciulla, la quale obbedì subito.
Finalmente si sentì un po' a suo agio e il timore provato prima scomparve. Egli batté di nuovo il suo tridente e con stupore comparvero alcuni pesci-spada che potavano in equilibrio sulle loro lame, vassoi pieni di cibo che posarono delicatamente ai piedi della fanciulla, vi erano: ostriche, cozze, vongole e molti altri frutti di mare.
Ella mangiò avidamente tutto ciò che più le piaceva e stuzzicò anche in tutti gli altri piatti, Il Dio, la osservava interessato seppure il suo aspetto era freddo e gelido. Poi finalmente ruppe il silenzio e fece eco ancora una volta la sua voce possente, le acque intorno si agitarono ancora una volta ma ella non si scompose, nella sua conchiglia era ben protetta.
Disse Nettuno:
- Ho potuto osservare la tua grazia ed ammirare la tua generosità di cuore. So che ami le bellezze della natura e tutto ciò che ti circonda, la tua presenza mi aiuta a capire il genere umano e quello che più desiderano gli uomini. Un vero Dio deve soprattutto comprendere ed amare.
La bimba lo ascoltava in silenzio senza molto capire ciò che egli diceva, ma ugualmente era affascinata dalla forza interiore che emanava dalla sua persona.
Ella rimase per molti giorni ospite degli abissi marini, ne ammirò le bellezze, ne scoprì i segreti più nascosti ed imparò a nuotare veloce come facevano i pesci. Ma un giorno il richiamo della terraferma la indusse a lasciare il Paradiso Marino per ritornare agli affetti terreni.
Ne parlò a Nettuno il quale la ascoltò con aria assorta e cupa, ma non dava nessun cenno di consenso.
Lei lo osservava compita e silenziosa ma nessun gesto o movimento intravvide, poi si accorse con sua sorpresa due bolle d'acqua e d'aria uscire dagli occhi del Dio, salivano leggere trasformandosi in meduse.
Ella capì che il signore dei Mari era triste per la sua partenza e dalle sue lacrime erano nate quelle leggiadre creature.
Commossa da quella grande umanità, decise di stare per sempre negli abissi marini presso un Dio potente ma buono.
Ancora oggi quando la luna piena è alta nel cielo alcuni pescatori al largo vedono una graziosa fanciulla dall'abito luminoso come le squame dei pesci, dai capelli vaporosi come tante alghe marine con una corona di conchiglie sul capo elevarsi dolcemente in superficie e poi delicatamente scomparire verso il fondo marino.
MORALE: L'apparenza inganna, sotto una certa durezza di cuore può celarsi un animo sensibile e generoso.
Milano, 23 giugno 1987
Nonna Mariuccia
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