IL SEDILE
Le notizie storiche datano la ricostruzione dell’attuale Sedile posto in aderenza alla chiesa di S.Marco, al 1592, in luogo del Seggio preesistente demolito nel 1588 .
Era Sindaco Pietro Mocenigo, oriundo veneziano (nel XV secolo la colonia veneziana era fiorentissima a Lecce a causa dei commerci e degli scambi con la laguna) quando fu edificato il nuovo Sedile il quale doveva consentire che, in quella sede così centrale, i governatori della Città potessero dare udienza al popolo.
Il Sedile è uno tra i monumenti più rappresentativi della Città per i contenuti storici che evoca, per il valore artistico dell’impianto architettonico e delle superfici scultoree, oltre che per la posizione nel cuore dell’agglomerato storico, l’antica piazza dei Mercanti (oggi Sant'Oronzo).
In uno scenario urbano dinamico e mutevole, il Sedile ha rappresentato il fulcro attorno a cui ha ruotato la storia della piazza: dalla sua posizione privilegiata, è stato testimone degli avvenimenti e delle svariate trasformazioni urbanistiche avvicendatesi nel corso dei secoli, le quali hanno determinato cambiamenti sostanziali nell'assetto urbanistico della piazza, fino a quello attuale susseguente la riscoperta dell’Anfiteatro romano.
Il Sedile ricostruito nel 1592 è invece rimasto integro conservando nel tempo il suo carattere e la sua rappresentatività.
Ognuno dei quattro prospetti del Sedile è definito da pilastri angolari che inglobano, in una efficace invenzione architettonica, lo stelo di una colonna, come imprigionata al loro interno, le attraverso cinque grandi ovuli che si sviluppano per tutta l’altezza dei pilastri stessi: questo elemento architettonico richiama un motivo molto usato nell'edilizia antica locale, ma lo reinterpreta rinnovandolo e costituisce senza dubbio l’elemento di forza, caratterizzante di tutto l’apparato architettonico.
La volumetria del Sedile è quella di un parallelepipedo caratterizzato da due grandi archi gotici, a sesto acuto, che si aprono sulle due facciate principali e che, con il verticalismo proprio di quello stile, conferiscono all'impianto ariosità e leggerezza.
Sulle due chiavi di volta degli archi ogivali sono scolpiti lo stemma di Filippo III di Spagna e quello della Città con la lupa sotto il leccio, rappresentata per la prima volta senza l’antica torre di Santa Irene.
Ai lati degli stemmi, su ambedue le facciate, si sviluppano ricche panoplie che raffigurano corazze, armi e scudi, richiamo alle armature e alle munizioni che venivano custodite nelle stanze retrostanti la loggia.
Nella parte alta il Sedile è costituito da un sistema di archi a tutto sesto che si sviluppa sui quattro lati, a formare un’altana d’attico di gusto rinascimentale, che costituisce il coronamento della struttura stessa. L’insieme dei due diversi stili architettonici, quello inferiore gotico e quello superiore rinascimentale, costituiscono l’originalità stilistica del monumento.
All'interno la loggia si pregia di un’alta volta acuta, a spigoli costolonati, decorata a festoni di foglie di quercia e mascheroni. La volta, così come le pareti, in origine era ricoperta da affreschi. Un’epigrafe in pietra leccese, collocata su una parete laterale interna, sovrastata dal volto di Carlo di Borbone, ricorda l’omaggio, reso al re dalla Città nel 1743, consistente in caraffe d’oro e d’argento contenenti l’olio della lampada di Sant'Oronzo e, di seguito, il suo ringraziamento in lingua spagnola.
E’ importante evidenziare che la posizione occupata dal Sedile nella piazza, “ di tre quarti” rispetto all'assetto urbanistico proponeva, allora ed ancora oggi, una lettura simultanea delle sue due facciate principali e delle insegne regali e municipali scolpite sui due prospetti, conferendo pari importanza ai due poteri.
L’edificio si offre nella sua tridimensionalità, in virtù della quale assume un significato ancora più pregnante il motivo della colonna inglobata nel pilastro angolare, che fa da perno ai due prospetti.
Il Monumento, sintesi riuscita di motivi architettonici gotici e rinascimentali, oggi è costituito da un unico volume che, in virtù della sua architettura, è come aperto sulla piazza.
La stessa loggia ha subito varie trasformazioni nel tempo: dapprima la rimozione delle alte inferriate che, nel 1616, durante il sindacato di Ferrante Ventura, furono apposte a chiusura delle arcate ogivali. Le stesse vennero in seguito sostituite da cortine murarie poi, a loro volta, demolite; di nuovo si collocò un’altra inferriata, fino alla realizzazione, nei primi anni del 1900, della vetrata preesistente il restauro su struttura in ferro.
Alterne sono state anche le trasformazioni dell’altana, i cui archi, nel numero di tre per ogni lato, furono dapprima chiusi, poi riaperti e completati da colonnine a tutto sesto a formare una balaustra
All'interno dell’unico vano di cui è costituito il Sedile la pietra è stata riportata a vista, con un impegnativo e puntuale lavoro di bisturi e spazzole ed è così affiorata tutta la loro perfezione stilistica…anche nel ghigno beffardo dei pregevoli mascheroni della volta!
L’epigrafe in pietra leccese, omaggio a Carlo di Borbone, è stata restaurata riprendendo ogni lettera del testo scritto.
Ma è stato nel rimuovere la tinteggiatura dalla volta che il monumento ha svelato ciò che per lungo tempo ha tenuto gelosamente nascosto!
La prima figura ad emergere dal passato è stata quella - perfetta - di un monaco teatino,di apprezzabilissima fattura, la conferma alle limitate notizie storiche che raccontavano l’esistenza di affreschi su volta e pareti del Sedile.
I successivi lavori di restauro hanno svelato, ben nascosti sotto tenaci strati di calcina, ma solo sulla volta - quanto è rimasto di queste superfici affrescate, che in origine dovevano conferire al monumento un aspetto fastoso. Oggi, dopo il restauro, sugli spigoli della volta sono visibili figure allegoriche - inserite in cornici che simulano il marmo e che seguono le linee architettoniche della stessa volta - Dazio, Frode, Onore, Virtù quelle di cui si riesce a ricostruire la dicitura sui cartigli, che, forse, farebbero riferimento alla funzione di borsa svolta un tempo all'interno del Sedile; sulla crociera, un ciclo pittorico composto da una serie di episodi che, molto probabilmente, rappresentano la vita di Santa Irene, protettrice della Città.
Questi affreschi, che le notizie storiche pervenuteci fanno risalire al 1622, anno in cui fu Sindaco Francesco Marescallo, saranno oggetto di studi ed analisi che stabiliscano datazione e contenuti.
Il Sedile restaurato trova risalto anche durante le ore serali grazie ad una nuova illuminazione che lo valorizza esaltando la sua architettura, facendo vibrare i suoi pregevoli elementi plastici e sottolineando, allo stesso tempo, la centralità del suo volume, attorno al quale si svolge, oggi come allora, la vita della Città.
La Chiesa fu costruita nel 1543 per volere della fiorente colonia di veneziani residente nella Città e per questo fu intitolata a S. Marco.Fino ai primi decenni del XIX secolo era inserita all'interno del tessuto abitativo, il "quartiere dei veneziani", e nei suoi pressi correvano anticamente le "Logge dei Mercanti" e la sede del Consolato veneziano.
I veneziani, desiderosi di avere una chiesa per celebrare i propri uffici religiosi, espressero tale necessità al Vescovo di Lecce G.B. Castromediano, che donò loro la cappella di S. Giorgio sita nell'area centrale della "Piazza dei Mercanti".
Essi dettero allora l'incarico di trasformare la vecchia struttura al più celebre architetto attivo in città, Gabriele Riccardi. A lui riconducono sia il semplice schema geometrico della facciata di stampo tardo-rinascimentale, un unico blocco cubico che concentra tutta la sua ricchezza ornamentale nell'asse centrale portale-rosone, sia gli elaborati fregi scultorei in pietra leccese che connotano i portali, la decorazione di quest'ultimi, sempre sulla lunetta del portale d'ingresso, il leone alato con il libro, simbolo dell'evangelista S. Marco: anch'esso, per la sua araldica eleganza, si avvicina al gusto plastico del suo celebre maestro.
Proseguendo a destra della chiesa si trova il portale laterale reso interessante dai raffinatissimi motivi decorativi di sapore ancora rinascimentale ma chiaramente inclini al nuovo gusto adriatico. L'interno si articola in un solo vano caratterizzato da una volte a botte lunettata decorata da vigorosi motivi floreali e ghirlande: un tempo doveva esserci anche un altare con un ricco paliotto in pietra con statue, oggi perduto.
La struttura, utilizzata in passato per vari usi istituzionali e come luogo di esposizione, fino al 1851, è stata sede del Municipio della città mentre oggi è destinata nuovamente a mostre d'arte ed esposizioni.
Giuliana
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