lunedì 22 giugno 2015

KAULON TESORO A RISCHIO.

C’è un tesoro dimenticato nel profondo Sud Italia.
È il parco archeologico di Kaulon, sul litorale di Monasterace, in provincia di Reggio Calabria, che rischia di essere risucchiato dalle onde del Mar Ionio per colpa dell’inettitudine politica. 
Lo scorso inverno due mareggiate hanno eroso la duna di sabbia che separa la polis greca dalla battigia provocando il crollo delle mura e degli altari del tempio dorico e della parte orientale dell’antico abitato.
Solo nell'emergenza il sito attira l’attenzione dei piani alti e qualche investimento straordinario. Come i 300 mila euro stanziati il 2 febbraio dal ministero dei Beni culturali per un piano di salvataggio dell’area. Ma “questi soldi potrebbero non essere sufficienti per la messa in sicurezza di tutta l’area lunga la costa”, avverte Maria Teresa Iannelli, direttrice della Sovrintendenza archeologica della Calabria. 
In questo momento sono all'opera i geologi per misurare la resistenza della sabbia e nei prossimi mesi è prevista la costruzione di una barriera di protezione. 
“Dopo la prima mareggiata la Provincia aveva stanziato 60 mila euro per realizzare una palizzata di pietre, che però non è servita ad arginare l’acqua sui lati durante la seconda burrasca – spiega la Direttrice Iannelli -"Oltre alla barriera esterna, ne servirebbe anche una subacquea per spezzare la forza del mare” 
L'ex colonia greca di Kaulon, scoperta nel 1911 dall'archeologo Paolo Orsi, è salva grazie a collette, opere di volontariato e i contributi occasionali delle istituzioni. 
“Fare gli scavi conta poco se non possono essere conservati nel futuro”, sottolinea Francesco Cuteri, l’archeologo che dal 1998 dirige gli scavi nel sito e nel 2013 ha portato alla luce il più grande mosaico di epoca ellenistica nella Magna Grecia, di 30 metri quadrati, raffigurante un corteo marino sulla pavimentazione della sala termale.
Un anno prima nella Casamatta ne era stato ritrovato un altro, di 25 metri quadrati, con l’immagine di un enorme drago contornato da un rosone e motivi floreali. 
L’attiva di scavo si riduce a due mesi l’anno, luglio e agosto, e viene svolta gratuitamente dal team di Cuteri e dagli studenti dell’Università di Pisa e Firenze (vitto e alloggio almeno sono a carico del Comune di Monasterace e della Sovrintendenza dei beni culturali). L’ultimo restauro fatto risale al 2008.
“Il tempio però non siamo mai stati in grado di ristrutturarlo”, denuncia la direttrice della Sovrintendenza. 
Poi il grido di aiuto dell’archeologo: “Se non si trovano soldi per salvaguardare l’area, bisogna coprire tutto entro l’inverno”.
Nel 2012, 44 studenti dell’Istituto comprensivo “Amerigo Vespucci” di Vibo Valentia hanno lanciato la campagna “Adotta il drago”, promossa sul portale web del Miur, per raccogliere i fondi destinati al recupero del mosaico del drago, che altrimenti sarebbe rimasto interrato. “Alunni, genitori e insegnanti della scuola hanno donato cinque mila euro, spesi in parte l’anno scorso per acquistare gli attrezzi e quest’anno per pagare il vitto agli archeologi – comunica la dirigente scolastica, Maria Salvia – Finora sul conto corrente della scuola c’è stato un solo versamento esterno, di 10 euro, da parte di un bambino di sette anni, che vive in Puglia e ha costretto il padre ad andare alle Poste per salvare il drago”.

La storia del mosaico.

Si tratta di un mosaico policromo raffigurante un drago marino che costituisce la soglia di un grande ambiente, probabilmente un androceo (parte riservata agli uomini), unico esempio mosaicato di età ellenistica per tutta la Calabria archeologica. 
È stato rinvenuto all'interno di una casa denominata Casa del Drago, inserita nel Parco archeologico di Kaulon, che si estende su una fascia parallela alla linea di costa, lungo la SS 106, poco distante dalla spiaggia, nel territorio di Monasterace. 
La tecnica costruttiva e i materiali del mosaico, che è composto di grandi tessere di marmo, di pietre colorate e di lamine di piombo, ne consentono la datazione al III secolo a.C.
Il progetto di restauro e di ricollocazione in situ. 
Il progetto nel suo complesso richiede una spesa di circa 10.000 euro, di cui 6.000 euro necessari per il restauro del mosaico e 4.000 euro per la protezione dei vani pavimentati a mosaico e coccio pesto. Conseguentemente al restauro, il mosaico sarà riposizionato all'aperto nel luogo archeologico di provenienza, ovvero all'ingresso di una delle sale della Casa del Drago, al cui interno è ancora superstite un riquadro centrale, decorato con onde marine stilizzate. In tal modo, dunque, si consentirà la piena fruizione della Casa nella sua ricchezza di particolari costruttivi, nonché nel contesto di provenienza, così da riaccendere, al contempo, l'interesse per l'intero Parco archeologico.
La manutenzione dell’area non è in programma. Il taglio di erbacce e sterpaglie avviene una volta all'anno verso la metà di giugno. Per il resto la pulizia è affidata alla buona volontà dei cittadini di due associazioni, “Ereticamente” e “Orme del parco”, che da due anni organizzano la giornata “Ambientiamoci” . 
Monasterace rischia di scomparire per sempre e c’è veramente poco tempo per correre ai ripari. Ci sono alcune scelte strategiche che vanno compiute per il bene di questo territorio.
La Regione Calabria, interpellata, si difende dicendo che “la salvaguardia e la tutela di Kaulon non rientra nelle sue competenze” e che al massimo “può valorizzare” quello che già esiste. 
Allora perché non far pagare il biglietto ai visitatori? Solo nel 2013 sono passati di lì 4639 turisti senza versare un centesimo.

Giuliana

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