lunedì 20 luglio 2015

MADONNA DI COSTANTINOPOLI - MONOLITE - MORCIANO DI LEUCA - LECCE by Giuliana

Questa chiesetta si trova a Morciano di Leuca ed è una delle poche scampate alla mano distruttrice dell’uomo.
Quando in epoche lontane la devozione religiosa costituiva una dimensione totalizzante, l’uomo pensò di proteggere l’abitato costruendo in direzione dei quattro punti cardinali, extra moenia, altrettante cappelle: di esse, in questo piccolo paese del Capo di Leuca, oltre alla presente si è salvata solo la “Cappella della Natività” ricadente sin dagli ultimi decenni dell’800 all'interno dell’area cimiteriale. La chiesetta dedicata alla Vergine di Costantinopoli è opera della seconda metà del sec. XVI, all'indomani della battaglia di Lepanto combattuta il 7 ottobre 1571 tra i Turchi e le principali potenze cattoliche del Mediterraneo occidentale: quel tremendo scontro navale salvò per sempre la cristianità dall'espansionismo islamico, evitando che si consumasse il ripetersi della caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi di Maometto II (29 maggio 1453). Questa volta nelle acque di Lepanto la Vergine di Costantinopoli aveva salvato miracolosamente il mondo dalla catastrofe finale, per cui in tutta l’Europa bisognava testimoniare la riconoscenza con edicole, cappelle, chiese, benefici, altari consacrati alla Madonna venuta dall'Oriente.
Ma ciò che rende preziosa e forse unica la chiesetta di Morciano è che al suo interno conserva un enorme monolite, un autentico menhir in pietra di marmo locale, sul cui fronte piatto è affrescata una stupenda Madonna col Bambino. Venuto alla luce a seguito di un intervento conservativo realizzato a cura della Pro Loco “Torre Vado” in quest’ultimo scorcio di fine secolo, questo capolavoro si è rivelato — nuovo messaggio di Verità — sotto le mani dell’esperto agli uomini del Terzo Millennio. Al di sotto dell’affresco sono visibili tracce di colore risalente al periodo classico dell’arte bizantina nel Salento (900-1000 d. C.). Nella mano del Bambino sono raffigurate tre frecce (evidente il riferimento alla SS.ma Trinità) simboleggianti l’amore divino per l’umanità terrena. Inglobato ab immemorabili in un’edicola sacra, in ossequio alla volontà espressa in appositi editti dal sovrano più cristiano della storia, l’imperatore Carlo Magno (800 d. C.), il menhir sollecita un’ulteriore riflessione: rivolta verso la città messapica di Vereto, proprio a pochi metri dall'area che nasconde nelle sue viscere i resti della prima civiltà del Salento, questa pietra appare come un faro di luce, portando sul suo corpo i segni di un tempo che affonda le radici nella preistorica religiosità solare, attraversa l’età d’oro del Salento messapico, si arricchisce del misticismo medievale fino a proporci i volti paffuti e rotondeggianti - terragni e popolani — della Madonna e del Bambino impregnati di concretezza tutta rinascimentale, preludio ai valori più profondi dell’età moderna e contemporanea. Una pietra che viene da tanto lontano, e che nella sua imperturbabilità indica la via sicura da seguire.

Giuliana

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