Gloria aveva il vomito. Ma non era incinta. Sarebbe stato un problema alla sua età. Era solo schifata. E disgustata. Si, disgustata come quando si assaggia un vasetto di yogurt scaduto ma nell'immaginario delle papille gustative ci si aspettava il sapore di mirtillo. Se quella non fosse stata una serata particolarmente fredda sarebbe uscita a fare un giro in strada. Si sentiva soffocare. Aveva la sensazione che le pareti della sua stanza si stringessero intorno a lei sottraendole sempre più spazio e rendendola ancora più piccola di quello che già era. Forse era in preda ad un attacco di panico, o di ansia. Chi soffre d'ansia sa cosa si prova quando il respiro si spezza di continuo e ogni volta che si deglutisce si ha la sensazione che la lingua venga risucchiata all'indietro. Chi soffre d'ansia ha costantemente l'impressione che un mostro invisibile stia avvolgendo le mani intorno al suo collo. Soffrire d'ansia è come stare perennemente in bilico su un cornicione che scricchiola ad ogni passo e la speranza di arrivare al più presto a fine giornata è la cosa che più conta. Non c'era verso, a lei non piacevano le persone che non rispettavano gli altri o non erano coerenti con ciò che dicevano. E poi non le piacevano i silenzi. Incredibile come le mettevano ansia i silenzi.
Uscita dall'età dell'insicurezza adolescenziale, aveva passato anni di grande orgoglio e di grandi conquiste fino al momento in cui qualcosa si era spezzato e si era ritrovata improvvisamente in quel momento in cui l'età si sente sfuggire la giovinezza e le possibilità e cerca in tutti i modi di riacchiapparla con ogni mezzo possibile.
Si arriva a quel punto (ma perché poi?) in cui si mendicano conferme e complimenti facendo le civettuole con i compagni di scuola dei propri figli, indossando abiti e costumi ormai un po' troppo succinti e inadeguati per i fianchi arrotondati. E per convincersi di essere ancora sulla cresta di qualche ambizione maschile si accettano commenti e proposte di qualche malato di mente per portarsi in salvo nel proprio territorio di sicurezza e credere che basti per poter andare avanti.
Stupide smancerie, false promesse, sentimenti consumati in amplessi fugaci e senza senso solo per lenire un ego stupido e ancora più insensato.
Non c'erano scusanti e nemmeno urgenze. Tutto sarebbe andato al posto giusto se solo Gloria avesse saputo amarsi un po' di più. L'errore era a monte. Era causato da un suo comportamento sbagliato ed evidentemente troppo buonista nei riguardi degli altri e ora farsi venire l'ansia o attacchi di vomito non serviva a niente. Le gocce per riposare erano sul comodino a portata di mano, ma era proprio necessario utilizzarle per raggiungere quel Nirvana privo di principi e doveri?
Perché la dolcezza che aveva utilizzato per anni come espediente per relazionarsi con gli altri ora le stava restituendo uno sfregio crudele sul volto e non solo? Era stata così miserabile come moglie e madre come le stavano facendo credere? O come Sandro, il suo ex marito, le aveva sempre fatto credere. Che idiota! Lui, così arido e intellettuale non ci aveva pensato un attimo ad andarsene per finire nelle braccia di quell'aitante teenager e buttare fango su di lei. E dopo anni quel fatto bruciava ancora. Soprattutto in una sera come quella quando un rifiuto faceva tornare a galla i ricordi come salme dispettose.
Per fortuna aveva sperimentato il suo Zen traendo un immenso beneficio in momenti anche peggiori e ora, rovistando fra le cose vecchie, aveva trovato anche un diario scritto anni prima con il pendolino che rivelava parecchi spunti profetici. Lo sfogliò e si mise subito in una modalità di relax. Quelle scritture avevano il potere di tranquillizzarla. Ritornò al suo risveglio spirituale per capire meglio quello di cui aveva bisogno per continuare a sperare che non sarebbe stata sola per il resto dei suoi giorni. Ricordò anche il mantra che si era creata per ritrovare il suo equilibrio interiore. Voleva uscire da quei vestiti da pagliaccio che aveva indossato solo per sopravvivere e non invecchiare come spesso accade a molti. L'incontro con la sua spiritualità era iniziata tempo addietro e l'aveva salvata molte volte nei momenti più critici del suo viaggio terreno. Dopo un apparente allontanamento era consapevole che era lì che doveva ritornare se voleva ritrovare luce e accettazione.
Finché avrebbe continuato a ragionare con il giudizio della mente non sarebbe andata molto lontano. Era il cuore che doveva decidere dove condurla. Quando si metteva in ascolto della parole del cuore l'Universo prendeva una forma diversa, più accogliente e invitante. Assorta in quelle riflessioni liberatorie non si era nemmeno accorta che stava piovendo a dirotto e tirava un vento fortissimo che dirigeva le gocce di pioggia sulla finestra bagnandola completamente. Quella situazione le piaceva. Si sentiva come l'unica superstite dopo una catastrofe e questo non so ché di avventuroso la eccitava tantissimo.
Guardò nuovamente le pareti di casa; non erano più i mostri deformi che volevano inghiottirla prima. Pensò che avevano bisogno di una bella tinteggiata. L'indomani, il sabato, avrebbe dato una bella mano di verde: il colore che da sempre le metteva molta tranquillità e le portava fortuna.
Quella giornata stava volgendo al termine. Suo figlio dormiva nella sua stanza indisturbato. Lei era lì, un po' provata, ma in pace e soddisfatta di aver ritrovato ancora un'energia nuova che scorreva nelle vene. Intorno solo il frastuono improvviso dei tuoni assordanti. Nel suo minuscolo appartamento era arrivata ad una conclusione quella sera: non valeva la pena sprecare tempo, risorse, energie e denaro per sentirsi un po' meno soli ma in compagnia di una moltitudine di inutili manichini. Il suo attaccamento alla vita ora era più forte che mai e non poteva permettersi di farsi rovinare l'esistenza effimera su questa terra da messaggi che si facevano attendere, appuntamenti insapori, cene squallide e inviti che sapevano di muffa. La sua maturità la portava a dover trovare la forza di uscire dalle quinte di certe scenette artefatte e sedersi sul tavolo con vista sui migliori spettacoli onirici che la sua anima sapeva regalarle.
Sonia Cascitelli
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