lunedì 20 marzo 2017

GLI OROLOGI ELETTRICI DI LECCE by Giuliana

La data del 1868 segna l'impianto a Lecce di una rete di quattro orologi elettrici sincroni, collocati su altrettanti edifici pubblici, che costituì un indubbio primato nazionale ed Europeo. Il sistema funzionò, con alterne vicende, per problemi di manutenzione dagli anni ‘20 in poi, fino al 1937, quando fu gravemente danneggiato, pare, da un fulmine.
Il sistema era costituito da quattro quadranti disposti in punti diversi della città, le cui sfere erano mosse da un dispositivo elettromagnetico attivato da impulsi elettrici che venivano inviati ogni mezzo minuto dall'orologio motore.
Questo non era altro che un normale orologio a pendolo collegato ad un sistema di interruttori al mercurio, che chiudevano e aprivano, alternativamente, un circuito elettrico alimentato da una batteria di pile a diaframma regolatore. Il meccanismo dell'orologio motore, collocato sul Sedile, come è stato ritrovato nel 1990. Altre collocazioni furono: la Prefettura di Lecce; l'Ospedale Santo Spirito di Lecce e il Convitto Palmieri 
Ad ogni quadrante era abbinata una suoneria, costituita da due campane percosse da martelli azionati da un dispositivo a cascata di leve, anch'esso comandato elettricamente dall'orologio motore.
Per le strade del centro storico sono ancora visibili alcune delle mensole su cui erano stesi i fili elettrici che collegavano l'orologio motore ai quadranti periferici. 
Autore della realizzazione della rete di orologi elettrici sincroni fu un sacerdote leccese, Giuseppe Candido, formatosi al prestigioso Collegio S. Giuseppe, retto dai gesuiti, avendo per insegnante di fisica il Padre Nicola Miozzi, dalle notevoli competenze in fatto di elettricità.
Candido, che, tornato a Lecce dopo gli studi universitari, si diede a realizzare ogni sorta di apparati elettrici per usi didattici e per usi domestici, molti dei quali messi in funzione nella sua casa di via Regina Isabella (su cui sopravvive, unica memoria del grande leccese, la lapide fattavi collocare dal nipote Gennaro Candido in occasione del centenario della nascita). 
Una descrizione entusiastica dell'attività del sacerdote scienziato, elevato da Leone XIII alla dignità episcopale e inviato a reggere la diocesi di Ischia dove morì nel 1906, è contenuta in un fascicoletto pubblicato da Cosimo De Giorgi nel 1899 in occasione del trentennale di funzionamento degli orologi elettrici.
Nato a Lecce il 28 ottobre 1837, primo di sette figli, entrò a dieci anni nel Reale Collegio dei Gesuiti, una delle più prestigiose scuole del Regno, dove dimostrò presto grande predisposizione per la Fisica e la Matematica. Uscì dal Collegio nel 1857 decorato del Giglio d’Oro, la massima onorificenza per i migliori alunni, e con un ritratto ad olio in abito sacerdotale. Durante i suoi studi al Collegio di Lecce ebbe modo di appassionarsi allo studio dell’Elettricità, soprattutto per opera del suo insegnante P. Nicola Miozzi, vero esperto della scienza che stava rapidamente guadagnandosi l’attenzione di tutti per le applicazioni pratiche che lasciava prevedere. E proprio con Miozzi, Candido partecipò, dal 14 al 27 gennaio 1859, alla realizzazione di uno dei primi esperimenti di illuminazione pubblica, alla presenza del Re Ferdinando II, in visita a Lecce. Per le strade del centro storico sono ancora visibili alcune delle mensole su cui erano stesi i fili elettrici che collegavano l'orologio motore ai quadranti periferici. 
Nel 1955 fu effettuata l’installazione di un vero, grande, meraviglioso orologio sul motivo turrito della Banca Commerciale..
Il realizzatore dell’opera è lo scultore salentino Francesco Barbieri che pur vivendo a Milano ha conservato per la sua terra un profondo amore. Tutti i pezzi che compongono il nuovo orologio pesano 20 quintali e sono arrivati a Lecce imballati in ben 20 casse di varia grandezza. Il complesso architettonico nel quale è inserito l’orologio è alto 10 metri. Il quadrante, a forma di occhio, è circondato da una cornice di rame e smalto e poggia su uno sfondo di mosaico veneziano sfumato di azzurro con stelle dorate. Anche i numeri, indicanti le ore, sono dorati con sfondo di rame smaltato. Se non è il più grande orologio del mondo, come l’ha definito il quotidiano inglese Daily Telegraph, è certamente uno dei più originali. Nel febbraio del 2016 l’opera restaurata, ha ripreso vita, con una grande novità, introdotta con i lavori di restauro, che hanno dotato l'orologio di un impianto di illuminazione che lo rende ben visibile anche di sera.

Giuliana

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