lunedì 17 ottobre 2016

IL BORGO FORTIFICATO E IL CASTELLO DI ACAYA by Giuliana

Il piccolo borgo di Acaya dista 10 Km. da Lecce, il capoluogo del Salento.
Frazione di Vernole, è da considerarsi un esempio singolare di città fortificata realizzata nel Cinquecento nel Mezzogiorno d'Italia.
Attualmente è l'unico esempio di città fortificata del Meridione d'Italia, uscita indenne dai secoli ed avente un'impronta tipicamente rinascimentale.
Il castello di Acaya, costruito nel 1506, rappresenta la testimonianza tangibile di un potere feudale, intorno al quale si è sviluppata la storia di queste popolazioni, che è poi una storia di grande e dignitosa povertà.
Il borgo si snoda, in parte, lungo la costa adriatica, in parte verso Lecce confinando con i casali di Strudà, Vanze ed Acquarica di Lecce.
Nell'arco di tre lustri Acaya fu trasformato da piccolo casale (Segine) ad epicentro del feudo della famiglia che le aveva imposto il nome.
La posizione geografica e quella strategica (era infatti protetto dalle torri costiere e da quelle interne) permisero al barone-architetto Gian Giacomo di trasformare il villaggio in una piccola città-fortezza.
Il borgo rinascimentale conserva tutti gli aspetti, le valenze e i significati di una città d'arte di cui sono consapevoli gli abitanti aperti alle istanze culturali del Salento, meta peraltro di turismo nazionale e internazionale.
Acaya è da qualche tempo al centro di una intensa attività di recupero e rilancio sul piano storico, culturale e turistico da parte dell'Amministrazione Comunale di Vernole e dell'Amministrazione Provinciale di Lecce
Il borgo di Acaya è particolarmente importante nel panorama salentino in quanto costituisce l’unico esempio di città fortificata del Meridione, a suo tempo interamente circondata da un fossato e da mura con garitte di osservazione e difesa e camminamenti di ronda. 
La cosa più interessante era la sistemazione urbanistica letteralmente avveniristica per il periodo. Infatti era stata ideata e realizzata con un sistema viario rigorosamente geometrico: sette strade dritte da Nord a Sud si intersecavano con altre tre da ovest ad est. Punto terminale verso Sud era il Castello. Alla città si accede da un’unica porta a sud sormontata dallo stemma dei re spagnoli e delle famiglie nobili che la abitarono: sul lato destro quello degli Acaya, al centro della chiave dell’arco lo stemma dei De’ Monti, baroni di Corigliano, ed a sinistra quello dei Vernazza, conti di Castrì, che nel 1792 eressero la statua di S. Oronzo, patrono della città.
Il castello, insieme al borgo fortificato, è legato alla figura di Gian Giacomo d’Acaya, architetto militare di Carlo V, che apportò numerose modifiche alla struttura e alla città stessa nella metà del Cinquecento, tanto che la città cambiò in suo onore nome, da Segine ad Acaya.
Il castello, che occupa l’angolo sud-orientale del sistema di fortificazione bastionato del borgo, ha una fase più antica in quanto fu costruito dal padre, Alfonso d’Acaya, nel 1506.
Gian Giacomo riprogettò la struttura e il borgo sulla base delle più aggiornate teorie militari. Il castello, a pianta trapezoidale, era un tempo interamente circondato da un fossato. Ha due torrioni circolari e un bastione a punta di lancia a sud-est. Si accede alla fortezza da nord attraverso un androne che immetteva nelle scuderie, al di sotto delle quali vi era un tempo un frantoio ipogeo, oggi riportato alla luce. Durante i lavori è stato rinvenuto anche un affresco tardo-bizantino, raffigurante motivi religiosi, forse pertinente ad un complesso monastico che ospitava comunità religiose di rito greco. L'affresco, datato alla seconda metà del 1300, rappresenta una Dormitio Virginis e possiamo osservarvi gli Apostoli che assistono la morte della Vergine, mentre Gesù ne raccoglie l'anima e la presenta al padre.
La parte signorile e residenziale si trovava ai piani superiori ed era costituita da sei camere. Di notevole interesse la sala ennagonale in corrispondenza della torre nord-est, decorata da un ricco fregio in pietra leccese di ispirazione classica, in cui si scorgono due volti che pare rappresentino i genitori di Gian Giacomo, Alfonso e Maria Francone. In corrispondenza dei nove angoli si notano altrettanti scudi raffiguranti lo stemma degli Acaya. Nella sala quadrata del bastione si trova un dipinto che rappresenta lo stemma dei re spagnoli.

Convento dei Minori Osservanti dedicato a S. Antonio
Il convento fu fatto costruire da Gian Giacomo dell’Acaya perché uno dei suoi figli era entrato a far parte dell’ordine francescano (il convento fu soppresso nel 1866 e oggi completamente diroccato).

Chiesa parrocchiale della Madonna della Neve.
La chiesa fu riedificata da Giangiacomo su una medioevale già esistente, fatta costruire da Pietro dell’Acaya nel 1420. Di tale chiesa, ampliata ulteriormente nel 1865, rimangono, come testimonianza solo il Campanile e la Sacrestia.

Giuliana

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