martedì 5 gennaio 2016

A VOLTE, LA FOLLIA by Sonia

E camminavo contando i passi per distrarre il mio pensiero fisso.
Avevo un sassolino tra le mani, l'avevo raccolto sulla sabbia alla luce del primo sole. Mi sembrava diverso dagli altri, per questo mi colpì. Mi ci identificavo. La sua forma, il colore e la posizione dove era messo; isolato rispetto ai suoi simili ma vicino ad una grossa conchiglia, quasi a chiedere protezione a quel guscio così ampio e accogliente. Ho pensato che qualcuno, prima di me, l'avesse visto e calciato lontano. Ho temuto per lui. Anche se era un solido sasso. Così l'ho preso e l'ho messo in tasca. "Sarà il mio portafortuna" mi sono detta. Mi dava sicurezza averlo con me. 
Chi non ha bisogno di credere che qualcosa abbia un potere magico a volte? Chi? 
Tante volte avevo detto: "me ne vado", ma ero rimasta perché ero brava ad incasinarmi il cuore e a farmi squarciare le ferite fino a lacerare enormemente la pelle. 
Ci avevo provato ad essere forte, ad essere libera, ma nella mia mente contorta questo coraggio si traduceva solo nel miserabile tentativo di andarmene per sempre. 
Ma quale coraggio? 
Ci vuole incoscienza per piantarsi una lama nel braccio e vedere il sangue che scorre inesorabile con il cervello sotto shock che non riesce a chiedere aiuto. E il male, quello fisico, in quell'istante non è più profondo di quello che stanno sentendo le tue emozioni. "Devi combattere" mi dicevano in tanti. Ma è dura quando non hai le armi e la forza per farlo e ti affidi ad un gesto che in quel momento sembra l'unica soluzione a tutti i mali a parte quando ti accorgi che, se non va a buon fine, ti seguirà per sempre al pari di un'ombra ad ogni tuo passo. 
Certe cose non passano, nonostante le terapie, i farmaci, le sedute da esperti, le belle parole o i regali. Certe cose restano lì, come spettri imbattibili, nel pozzo più infelice dei tuoi tessuti a minacciare ogni momento che tu decidi di essere ottimista e a stabilire che la felicità forse è un retaggio delle persone più comuni. Quello che non sei tu. 
Ci vuole un secondo a riempirsi l'anima di cose che non ti piacciono, di sorrisi infelici o di quella malinconia che non ti ha mai portato a saper scegliere fino in fondo. Perché l'infelicità è uno stato d'animo che è intuibile solo da dentro. 
Spesso le vere prigioni, non sono visibili da fuori.

by Sonia Cascitelli
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