lunedì 27 luglio 2015

LE CENTOPIETRE DI PATÙ (LECCE)

Se i luoghi potessero essere metafore, Patù (LE) lo sarebbe di tutto il Sud, di come sia diventato parte dell’Italia. 
Nel 788, le truppe di Carlo Magno distrussero quelle bizantine, longobarde e saracene che occupavano Vereto, città la cui origine è precedente all'invenzione umana della storia: fu la prima fondata dal popolo dei Messapi.
Le forze delle più grandi potenze di Europa si affrontarono lì e l’esito decise l’indirizzo del futuro. 
Con le pietre della distrutta Vereto, dopo la battaglia costruirono un monumento unico in Italia: le cento pietre, una specie di tempio dedicato al Paladino di Carlo Magno, Gemignano che cercò di evitare lo scontro, ma rimase ucciso.

Le Centopietre: E’ una singolare costruzione di forma rettangolare composta da cento grossi blocchi tufacei squadrati e situata proprio di fronte all'ingresso principale della chiesa di San Giovanni Battista in Patù. Nel 1873 è stata dichiarata Monumento nazionale di seconda classe.
Queste le dimensioni: lunghezza mt. 7.20, larghezza mt. 5.50, altezza mt. 2.60. La copertura è a due spioventi. Due attualmente gli ingressi, uno sul fronte sud e l’altro sul fronte est. 
La Centopietre è un monumento del IX secolo d.C., però è stato realizzato con monoliti risalenti a Vereto, ovvero con materiale di spoglio di questa antica città messapica. 
All'origine la Centopietre fu una tomba senza accessi, un monumento funebre, un heroon. Infatti con tutta probabilità venne costruita per accogliere le spoglie mortali del barone Geminiano, qui il nobile cristiano venne barbaramente trucidato, scatenando così la famosa battaglia del mitico 24 giugno 877, giorno appunto dedicato a S. Giovanni Battista. In questo scontro i Cristiani ebbero la meglio e riuscirono a strappare ai Saraceni il Corpo dell’infelice Geminiano. 
La Centopietre, così, sarebbe stata costruita in quell'occasione per dare degna sepoltura al martire cristiano.
 La forma della costruzione ricorda le tende da campo delle milizie francesi che, di fatto, in quella occasione aiutarono a sconfiggere i mori.
Alcuni secoli dopo, tra il XIII e il XIV secolo, l’heroon è stato trasformato in thémenos cristiano, luogo di preghiera e di meditazione. A questi stessi secoli risalgono gli affreschi in stile bizantino eseguiti sulla parete interna ovest e dei quali ormai restano solo pallide tracce.
Così, Pino Aprile nel suo libro Terroni, parla di Patù: "una città le cui fondamenta sono state edificate sul sangue degli abitanti di Vereto, messa a ferro e fuoco dalla truppe di Carlo Magno dopo un primo assedio da parte dei saraceni. Le pietre che costituivano parte integrante della cinta muraria, ormai inutile, venero trasportate a valle (sul capo da donne forzute secondo una leggenda locale) dalla collina sulla quale si trovavano, e vennero reimpiegate per l’edificazione di un monumento funebre che tanto ancora fa discutere e confondere: la storia di nessun altro luogo è così ricca dei più disparati retroscena, smentite, ed errori clamorosi".

Giuliana

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